31 ottobre, 2012

Gladiatori di Roma


Trama:
Roma Imperiale. Rimasto orfano in seguito alla terribile eruzione di Pompei, il piccolo Timo viene adottato dal generale Chirone e cresciuto nell'Accademia di Gladiatori più famosa di Roma. Inizia così la storia di un grande eroe? Nemmeno per sogno, la vita da gladiatore non fa proprio per Timo, la cui unica aspirazione è spassarsela con gli amici Ciccius e Mauritius, sfuggendo alle bizzarre sessioni di allenamento del suo patrigno! Ma quando incontra la dolcissima Lucilla, Timo vuole dare una svolta alla propria vita per dimostrare tutto il valore che finora non ha mai avuto. Fra stregonerie, pazze scorribande nel bosco e i terribili addestramenti di una personal trainer (a dir poco ammaliante), l'impresa di Timo sarà quella di trasformarsi nel più grande gladiatore di tutti i tempi. E se a Roma si dice che "la Fortuna aiuta gli audaci"… per Timo si prevedono tempi durissimi!

Scheda:
Titolo originale: Gladiatori di Roma
Nazione: Italia
Anno: 2012
Genere: Animazione
Durata: 95'
Regia: Iginio Straffi
Sito ufficiale: www.gladiatorsofrome.com
Cast (voce): Julianne Hough, Luca Argentero, Laura Chiatti, Belen Rodriguez
Produzione: Rainbow S.r.l
Distribuzione: Medusa

Orari:
DOMENICA 4 NOVEMBRE: ore 17,30

Recensione:
[la potete leggere a questo indirizzo http://www.sentieridelcinema.it/recensione.asp?ID=1911]

30 ottobre, 2012

Tutti i santi giorni

Trama:
Due protagonisti oggi ad Acilia, quartiere periferico di Roma. Guido, carattere riservato con una passione per la cultura latina classica, che avrebbe potuto aprirgli una bella carriera accademica, ha invece rinunciato per fare il portiere di notte in un grande albergo. Antonia è irrequieta, fin troppo vivace, appassionata di canzoni. Quando Guido torna a casa, lei esce e va al lavoro in un autonoleggio all'aeroporto. La sera canta in piccoli locali brani da lei stessa composti in lingua inglese. In queste occasioni il pubblico è volgare, distratto, rumoroso. Guido chiede rispetto ma va afinire male tra pugni e botte. Niente di grave, perché Guido e Antonia si amano.Quando il pensiero di avare un figlio si fa in loro più pressante, comincia qualche preoccupazione. Fanno ricorso ai medici: un ginecologo cattolico viene respinto con sufficienza da Antonia; in un ospedale pubblico la dottoressa è 'simpatica' ma i risultati non cambiano. Il dolore per una gravidanza che non arriva non attenua il loro affetto, anzi forse li induce a rafforzare il legame.

Scheda:

Titolo originale: Tutti i santi giorni
Nazione: Italia
Anno: 2012
Genere: Commedia
Durata: 102'
Regia: Paolo Virzì
Sito ufficiale: http://tuttiisantigiorni.libero.it
Cast: Micol Azzurro, Thony, Luca Marinelli, Katie McGovern, Fabio Gismondi, Robin Mugnaini, Donatella Barzini
Produzione: Motorino Amaranto
Distribuzione: 01 Distribution

Orari:
SABATO 3 NOVEMBRE: ore 21,15
DOMENICA 4 NOVEMBRE: ore 17,30 – 21,15
LUNEDI’ 5 NOVEMBRE: ore 21,15

Recensione:
[tratta da http://www.sentieridelcinema.it/recensione.asp?ID=1891]

Guido e Antonia sono diversi e innamoratissimi: lui colto, timido, gentile; lei ignorante, permalosa, irascibile. Convivono da un po’ e, pur nella loro precarietà (lui lavora come portiere di notte in un albergo, lei in un’agenzia di noleggio auto, si incrociano solo di mattina presto, la casa è piccolissima) vorrebbero “fare” un figlio. Perché si amano, alla follia. Ma il figlio non arriva. E invece arrivano problemi, tensioni, equivoci, che mettono a rischio il loro amore.
Non è scontato e immediato entrare in sintonia, a causa di situazioni fin troppo sopra le righe che a tratti potrebbero infastidire, con il nuovo film di Paolo Virzì, liberamente ispirato al romanzo La generazione di Simone Lenzi, che ha collaborato alla sceneggiatura con lo stesso Virzì e con il suo fidato storico cosceneggiatore Francesco Bruni (che ha esordito nella regia con Scialla!). Il
regista livornese sembra tornare sui passi consueti: da vent’anni ormai propone le sue storie di personaggi fuori posto e vitalissimi, scostumati e sopra le righe ma sempre con un grande cuore: a volte con esiti più felici (Ferie d’agosto e La prima cosa bella, ma il suo miglior film rimane Ovosodo, 1997), a volte con buone idee che si fermano a metà strada (Baci e abbracci, My name is Tanino, Tutta la vita davanti). Ma l’autore livornese disegna sempre personaggi, soprattutto giovani, che fanno simpatia, grazie anche alla grande capacità di valorizzare gli attori. Qui trova nel giovane Luca Marinelli (apprezzato in La solitudine dei numeri primi) e nell’esordiente Thony (una cantante siciliana scovata su Internet, che porta in dote al film anche il suo talento musicale) una coppia fresca e convincente, che rende credibile una divertente, incasinata e tenera storia d’amore dei nostri giorni.
Per questo gli si perdona volentieri qualche personaggio meno definito (i rozzi vicini di casa e i loro amici), qualche situazione un po’ scontata, qualche volgarità di linguaggio e di gag (come le solite situazioni nella clinica per uomini che temono di essere sterili). E non solo per i tanti ritratti gustosi (le famiglie, così diverse, di lei e di lui) e le non poche battute riuscite. Ma soprattutto quando, dopo una sbandata di Antonia che ritrova un suo vecchio compagno di musica e di vita (un cantante punk velleitario e dall’esistenza a dir poco disordinata) si capisce dove va a parare la storia di Guido e Antonia. Non in un vicolo cieco: anzi, in una promessa che – in un finale molto bello – invera la prima intuizione di un classico colpo di fulmine (che bello quel flashback che mostra il loro primo incontro), e tiene dentro errori e limiti. E non è poco sentire, in tempi di presunta autonomia individuale, una ragazza che dice «stammi vicino sempre, perché non ce la faccio».

Antonio Autieri





23 ottobre, 2012

L’Arte di Vincere


Trama:
Il film è basato sulla storia vera di Billy Beane (Brad Pitt). All'inizio della carriera, la sua aspirazione era quella di diventare un eroe del baseball ma, dopo numerose delusioni e fallimenti sul campo, Beane decide di rivolgere la sua forte natura competitiva al management. Durante la stagione 2002, Billy si trova ad affrontare una difficilissima situazione: la sua squadra, la Oakland A's ha perso (nuovamente) i giocatori migliori che passano a club più importanti dietro offerta di salari enormi: Billy è costretto, quindi, a ricostruire la sua squadra avendo a disposizione un terzo della busta paga per i suoi giocatori.
Deciso a vincere, Billy cerca di cambiare il sistema e sfida le regole fondamentali del gioco. Cerca la soluzione al di fuori del mondo del baseball, studia le teorie ormai abbandonate di Bill James e ingaggia Peter Brand (Jonah Hill), un intelligente economista "macina-numeri" che ha studiato a Yale. I due mettono insieme saggezza e volontà di esaminare ogni dettaglio grazie ad analisi statistiche computerizzate ignorate completamente dalle organizzazioni del baseball. Così facendo, arrivano a conclusioni che sfidano ogni tipo di immaginazione e ricercano giocatori dimenticati dal mondo del baseball o perché troppo strani, o perché venivano considerati già vecchi, o avevano subito infortuni o avevano creato troppi problemi. Nonostante tali caratteristiche, però, questi ragazzi possiedono ancora grosse capacità sottovalutate dagli altri. Mentre Billy e Peter continuano sulla loro strada, i loro metodi nuovi irritano la vecchia guardia, i media, i tifosi e il loro allenatore (Philip Seymour Hoffman), che si rifiuta di collaborare con loro. In definitiva questo esperimento porterà non solo ad un cambiamento del modo in cui si svolge il gioco, ma, anche, ad un risultato che darà a Billy una nuova consapevolezza che trascende il gioco e lo trascinerà in altre situazioni ...

Scheda:
Titolo originale: Moneyball
Nazione: U.S.A.
Anno: 2011
Genere: Biografico, Drammatico, Sportivo
Durata: 133'
Regia: Bennett Miller
Sito ufficiale: http://www.moneyball-movie.com/
Cast: Brad Pitt, Jonah Hill, Philip Seymour Hoffman, Robin Wright, Chris Pratt
Produzione: Film Rites, Michael De Luca Productions, Scott Rudin Productions, Specialty Films (II)
Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia
Data di uscita: 27 Gennaio 2012 (cinema)

Recensione
[tratta da http://www.sentieridelcinema.it/recensione.asp?ID=1719]

Continuando nel percorso di crescita artistica degli ultimi anni, Brad Pitt dimostra film dopo film che non è più solo il divo capace di far innamorare legioni di spettatrici e di attirare lettrici di rotocalchi con le sue vicende personali. Dopo la superba prova in The Tree of Life, in Moneyball – rititolato per l’Italia L’arte di vincere – cesella forse la sua interpretazione più bella e sentita, che gli ha regalato una nomination all’Oscar. D’altronde il personaggio di Billy Beane, manager di una squadra di baseball, è di quelli in cui ogni grande attore americano vorrebbe cimentarsi. E si giova di una sceneggiatura perfetta (scritta da Aaron Sorkin, talentuoso autore dello script di The social network, insieme a Steven Zaillian), con dialoghi formidabili. Se si aggiunge un cast di prim’ordine, con attori non tutti famosi ma ispirati e affiatati (da citare almeno Philip Seymour Hoffman e il giovane Jonah Hill), ne viene fuori un piccolo ma intelligente e apprezzabilissimo film, caratterizzato dallo di stile nervoso e intenso della regia di Bennett Miller (che esordì in Truman Capote – A sangue freddo).
Gli Oakland Athletics sono la Cenerentola della Major League, il maggiore campionato di baseball americano. Billy Beane si trova ad affrontare la crisi della squadra, cui società più ricche e potenti portano via campioni e talenti, e dal fatto che il proprietario non è disposto a investire ulteriormente. La sua vita privata non va meglio: separato dalla moglie, che vive con un altro uomo, vede poco la figlia; e di questo soffre molto (che bella la scena in cui lui si commuove per la figlia che canta). 
La scossa, professionale e personale, arriva quando Billy incontra il giovane Peter Brand, maniaco della statistica applicata alle performance sportive: il manager, dalle intuizioni geniali e dal brutto carattere, lo impone in società di fronte a collaboratori vecchi, pigri e indolenti che ironizzano su quel ragazzone timido e intelligente, in cui Billy vede un grande potenziale. Come sa trovarlo in giocatori poco famosi (e poco costosi) su cui decide di puntare, comprandoli per pochi dollari e facendoli sentire importanti nella propria squadra. È questo il talento di Billy Beane: valorizzare quel che per altri è uno scarto, stimolare le capacità (anche bruscamente) di giovani promesse, dare una seconda possibilità. Ma per chi non accetta la sua sfrenata tensione al miglioramento, si apre velocemente e senza complimenti la porta dell’uscita. Rivoltando di continuo la squadra e raddrizzando i conti della società, Beane butta sul tavolo la sua capacità di affascinare il prossimo e di educare e far sviluppare il talento (che divertimento c’è a comprare un campione già pronto?), ma anche la sua abilità di bluffare nelle trattative di mercato. In questo modo, una squadra di perdenti inizia a inanellare successi e risalire la classifica dall’ultimo posto alle prime posizioni. E dopo un record incredibile di venti vittorie di fila, per gli Oakland Athletics si avvicina l’ipotesi di vincere un impossibile titolo di campione nazionale della stagione 2002…
Storia vera di un personaggio diventato famoso negli Usa come nel calcio europeo possono essere Josè Mourinho o l’inglese Brian Clough (allenatore inglese immortalato nel bel film Il maledetto United), L’arte di vincere non è solo un film sullo sport (si vede poco baseball, ed è una scelta azzeccata), se non come ambito in cui si impara a vincere e a perdere, quindi a vivere. È la storia di un uomo perennemente sul ciglio del burrone, roso da inquietudini e ossessioni (c’entra anche il suo passato, di grande talento che si perse per strada: un sogno diventato un incubo), sofferenze e scatti d’ira (memorabile una sfuriata ai giocatori dopo una sconfitta, negli spogliatoi), ma incapace di arrendersi di fronte alle difficoltà quanto di sentirsi appagato da vittorie che non gli leniscono le ferite dell’anima. Un uomo, in fondo, molto meno cinico di quanto vorrebbe far credere: “È dura non essere romantici col baseball…” afferma Billy/Brad. Una frase che, peraltro, sta bene per qualsiasi sport.

Antonio Autieri










Il comandante e la cicogna



Trama:
Leo è un idraulico che ogni giorno affronta l’impresa di crescere due figli adolescenti, Elia e Maddalena, dividendosi tra il lavoro con l’aiutante cinese Fiorenzo e le incombenze di casa - dove la moglie Teresa, stravagante e affettuosa, compare e scompare. Diana è un’artista sognatrice e squattrinata che - in attesa della grande occasione della sua vita - fatica a pagare l’affitto. Suo proprietario di casa è Amanzio, originale moralizzatore urbano che ha lasciato il lavoro per un nuovo stile di vita e che in una delle sue crociate conosce Elia, con il quale stringe una stramba amicizia. Leo e Diana s’incontrano da Malaffano, un avvocato strafottente e truffaldino. Leo capita nel suo studio quando scopre che la figlia è protagonista suo malgrado di un video erotico su internet, Diana è già da un po’ che passa lì le sue giornate, costretta per necessità economiche ad affrescare una parete, assecondando le ridicole manie di grandezza dell’avvocato.

Scheda:
Titolo originale: Il comandante e la cicogna
Nazione: Italia, Svizzera, Francia
Anno: 2012
Genere: Commedia
Durata: 108'
Regia: Silvio Soldini
Sito ufficiale: corriere.it/ilcomandanteelacicogna
Cast: Valerio Mastandrea, Alba Rohrwacher, Claudia Gerini, Giuseppe Battiston, Luca Zingaretti, Maria Paiato, Michele Maganza, Serena Pinto, Shi Yang, Luca Dirodi, Giselda Volodi, Giuseppe Cederna, Fausto Russo Alesi
Produzione: Lumière & Company, RSI-Radiotelevisione Svizzera, Ventura Film
Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia

Orari:
SABATO 27 OTTOBRE: ore 21,15
DOMENICA 28 OTTOBRE: ore 17,30 – 21,15
LUNEDI’ 29 OTTOBRE: ore 21,15

Recensione
[tratta da http://www.sentieridelcinema.it/recensione.asp?ID=1905]

Leo è un idraulico, che vive con i due figli adolescenti: Maddalena fin troppo esuberante con i ragazzi (e per colpa di uno finirà su Internet mentre fa cose innominabili), Elia goffo e curioso. Per il padre, che lamenta alla moglie (una presenza intermittente, anche se regolare…) di averlo lasciato solo ad affrontare le fatiche della vita, è dura tra problemi pratici e confusione anarchica in cui la casa e i loro rapporti sembrano abbandonati. E lui non è certo uomo d’ordine… Elia fa amicizia con uno strano adulto di nome Amanzio, che si vanta di non lavorare da anni e di campare solo con l’affitto di una casa di proprietà, tira fuori sentenze sagge e scombiccherate al tempo stesso e intanto studia le lingue straniere per poter comunicare con “signorine” di varia nazionalità… Con Amanzio è in difficoltà Diana, artista squattrinata che deve al “filosofico” padrone di casa mesi di affitto arretrato e intanto cerca di farsi pagare per i propri lavori. L’ultimo, da un avvocato spregiudicato. Che a un certo punto avrà bisogno di un onest’uomo come prestanome per un affare losco, a insaputa del prestanome… E chi meglio di Leo, che cerca giusto un avvocato per far cancellare il video della figlia da Internet? In quello studio conosce l’artista Diana, e dovranno far finta per il losco affare – costretti dall’avvocato con modi suadenti – di essere sposati… 
Silvio Soldini torna alla commedia surreale, tra Pane e tulipani e il meno riuscito Agata e la tempesta. Anzi: Il comandante e la cicogna, come sostiene lo stesso regista, è il suo film più surreale, e anche divertente; a tratti si ride molto, e di gusto. I vari personaggi che si incrociano e che finiscono per interagire in modo buffo e a momenti esilarante, sono abbastanza stereotipati ma anche ben disegnati e soprattutto interpretati da attori in gran forma: Valerio Mastandrea, che inanella ottime prove una dopo l’altra, è tenero e impacciato quanto il figlio adolescente (il giovanissimo Luca Dirodi, promettente), Claudia Gerini ha un ruolo piccolo ma sostanzioso, Luca Zingaretti – acconciato come Diego Della Valle – è un avvocato senza scrupoli disegnato con humour e classe, Giuseppe Battiston è un Amanzio dai tempi comici perfetti; ma la vera sorpresa, per quanto la sua bravura sia ormai nota, è la versatilità di un’Alba Rohrwacher che non ha mai avuta una chance comica come in questo caso, e la sfrutta al meglio cancellando dubbi sul suo rischio di cristallizzarsi in una maschera drammatica. 
Sceneggiato da Soldini con Doriana Leondeff e Marco Pettenello, il film è garbato e leggero, forse un po’ troppo (l’impressione di un futile divertissment aleggia a più riprese), ma ha un umorismo che ricorda le atmosfere di certi film di Kaurismaki; in cui una parte importante la rivestono la cicogna del titolo di nome Agostina e un bel viaggio finale in cui si ritrovano vari personaggi. Senza magari dire niente di nuovo e magari peccando di profondità (il rapporto del padre con i figli è un po’ piatto, i dialoghi con la moglie un po’ scontati, la seconda occasione amorosa è molto prevedibile), ma confezionando un buon film di comicità chic, per palati fini. Quel che compromette però in parte l’operazione, e la rende incomprensibilmente e inutilmente pesante, è la cornice con le statue parlanti, tra cui il “comandante” ovvero Giuseppe Garibaldi, che insieme a quella di Giacomo Leopardi, Giuseppe Verdi e di un inventato, odioso “cavalier” Cazzaniga, servono solo a orchestrare una patetica predica sui guasti dell’Italia e sulle disastrate condizioni del Paese (che inciderebbero sui personaggi: ma questo nel film è raccontato con leggerezza). Va bene, l’autore pensa (legittimamente, per carità) che siamo immersi nel marcio e facciamo pure un po’ ribrezzo (le tante scorrettezze, la litigata per un parcheggio). Ma mettere in bocca a Garibaldi che si è pentito di aver unito l’Italia, per favore no… Se al montaggio qualche mano pietosa avesse deciso di eliminare tale cornice posticcia, il film ne avrebbe guadagnato assai. Senza contare che se le vite dei protagonisti – da cui pure trapela il comprensibile disagio per i mali della contemporaneità – si aprivano alla speranza, la statua parlante dell’eroe dei due mondi la richiude subito…

Antonio Autieri






16 ottobre, 2012

Niente da dichiarare


Trama:
Nel 1993, alla nascita della Comunità Europea, per Ruben e Mathias, agenti di dogana sul confine franco-belga, cominciano i veri problemi. I due si detestano e, contro ogni attesa, vengono designati per costituire insieme il primo distaccamento misto incarivato di sorvegliare il territorio. La storia d'amore tra Mathias e Louise, sorella di Ruben, viene tenuta nascosta fin quando Mathias non prende coraggio e dice tutto. Forse le divergenze si appianeranno. Ma intanto sono in arrivo i cinesi...

Scheda:
Titolo originale: Rien à déclarer
Nazione: Francia, Belgio
Anno: 2010
Genere: Commedia
Durata: 107'
Regia: Dany Boon
Sito ufficiale: events.fr.msn.com/cinema/rien-a-declarer
Sito italiano: nientedadichiarare.libero.it
Cast: Benoît Poelvoorde, Dany Boon, Julie Bernard, Karin Viard, François Damiens, Bouli Lanners, Olivier Gourmet, Michel Vuillermoz, Chritel Pedrinelli, Joachim Ledeganck, Philippe Magnan
Produzione: SCOPE Invest, Pathé, Les Productions du Ch'timi, TF1 Films Production, Scope Pictures, Canal+
Distribuzione: Medusa

Recensione
[tratta da http://www.sentieridelcinema.it/recensione.asp?ID=1633]

Scritto, girato e interpretato da Dany Boon, autore della commedia transalpina sbanca botteghino Giù al Nord, questo nuovo film ha diversi punti in comune con essa, a partire dal tema della scoperta, attraverso l’incontro, dell’altro al di là di pregiudizi storici e miopie.
Ambientata nell’Europa che si accinge a diventare una con l’abolizione delle frontiere, Niente da dichiarare? riesce nell’intento di parlare di un argomento attuale come il razzismo senza diventare predicatoria grazie al doppio atout dell’operazione nostalgia (e peccato per gli spettatori più giovani, che nemmeno si ricorderanno le code alla frontiera per i documenti e le gite oltre confine per la benzina e i prodotti a buon mercato) e della scelta dei protagonisti.
L’attore-regista Dany Boon si sceglie il personaggio, a lui congeniale, del mite doganiere francese innamorato di una bella cioccolataia belga, ma il vero protagonista della storia è Ruben Vandevoorde (interpretato con convinzione e autoironia da Benôit Poelvoorde), belga fierissimo della storia patria e ferocemente antifrancese, pronto a tutto per difendere (ed eventualmente anche allargare con nascoste spedizioni notturne) i confini del “Grande Regno del Belgio”. Un personaggio che farebbe impallidire anche i più folkloristici rappresentanti della Padania ma che, pur esibendosi in esagerate manifestazioni di intolleranza e rappresaglie colorite verso gli odiati vicini, non perde mai una sua amabile umanità.
E fa sorridere che a ricordare le ragioni dell’accoglienza a Vandervoorde sia il suo parroco, che giunge a minacciargli il rifiuto dell’assoluzione e preconizza un blocco alla “dogana del paradiso” per la sua incapacità di amare il proprio prossimo (anche quello francese), e non per convenienza ma per il semplice fatto che è un figlio di Dio come lui. Stesso concetto che con disarmante semplicità esprime anche suo figlio quando, di fronte alle magniloquenti manie “espansioniste” del padre, gli chiede a che paese appartengano le stelle che stanno in cielo. 
Le contese e le punzecchiature franco-belghe (o belgo-francesi…) sono di lunga data e assai popolari oltralpe, ma l’evidente esagerazione dell’odio “razziale” di Vandevoorde nei confronti di vicini che parlano la sua stessa lingua, anche se con un accento diverso (un particolare su cui giocano parecchie gag della pellicola e che nel doppiaggio italiano purtroppo non rendono nello stesso modo) e la storica irrilevanza sullo scacchiere mondiale della sua piccola patria fa sì che l’apologo sulla tolleranza mantenga la sua efficacia senza scadere nel buonismo (una volta superato l’odio antifrancese bisognerà vedere come il belga se la caverà con i nuovi vicini cinesi).
Come in Giù al Nord, la forza della pellicola sta nella simpatia con cui è descritta la comunità del paese che si raccoglie attorno alla dogana: un piccolo mondo per cui l’abolizione delle frontiere, al di là dei trionfalismi della politica, significa la fine di una realtà fino a poco prima immutabile (come il capo doganiere francese che considera l’introduzione di computer e stampante un modo escogitato dal governo per privarlo della carta carbone). 
Un cambiamento che faticano ad accettare ma che, se affrontato insieme anziché divisi, può diventare l’occasione per conquistare qualcosa di nuovo anziché la certezza di perdere il vecchio.

Laura Cotta Ramosino

09 ottobre, 2012

The Help


Trama:
Jackson, cittadina del Mississippi, primi anni '60. Finita con successo l'università a New York, Eugenia ritrova le amiche di un tempo e capisce che in quella zona è ancora molto forte il sentimento di razzismo nei confronti delle donne di colore che da sempre si sono prese cura delle famiglie e dei figli. Indignata, decide di reagire, e progetta un libro nel quale raccontare le loro storie. Vinta una iniziale diffidenza (c'è anche la paura di eventuali ritorsioni), trova la complicità dapprima di Aibileen e Minnie, poi a poco a poco anche delle altre domestiche in città. Appena pubblicato, il libro provoca scompiglio e imbarazzo in coloro che, sia pure sotto falso nome, si riconoscono e si sentono sbeffeggiate. E' l'inizio per la comunità afroamericana del cammino verso il conseguimento dei diritti civili.

Scheda:
Titolo originale: The Help
Nazione: U.S.A.
Anno: 2011
Genere: Drammatico
Durata: 137'
Regia: Tate Taylor
Sito ufficiale: http://thehelpmovie.com
Sito italiano: www.thehelp.it
Cast: Emma Stone, Viola Davis, Bryce Dallas Howard, Octavia Spencer, Jessica Chastain, Ahna O'Reilly, Allison Janney, Anna Camp, Sissy Spacek, Eleanor Henry, Chris Lowell, Cicely Tyson
Produzione: 1492 Pictures, Harbinger Pictures
Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures Italia
Data di uscita: 13 Gennaio 2012 (anteprima)
20 Gennaio 2012 (cinema)

Recensione
[tratta da http://www.sentieridelcinema.it/recensione.asp?ID=1717]

Bel melodramma tutto al femminile retto da interpreti bravissime sia tra le bianche (Emma Stone, Bryce Dallas Howard in un ruolo complicato, Sissy Spacek, Jessica Chastain), sia tra le nere (Viola Davis e Octavia Spencer). La forza del film non sta nello stile visivo del regista attore Tate Taylor, che riprende in modo pedissequo i colori saturi dei melodrammi degli anni '60 e dei loro rifacimenti recenti (Lontano dal Paradiso, tra gli altri). Il nucleo emotivo sta invece nella storia “forte” e nell'efficacia delle interpretazioni del cast, molto vero e molto intenso. All'origine della vicenda c'è il romanzo omonimo di Kathryn Sockett che racconta da un punto di vista esterno le vicende di ordinaria oppressione di alcune domestiche nere nell'America non più schiavista ma ancora razzista negli anni 60. Taylor, anche sceneggiatore, imbastisce una narrazione semplice, presentando personaggi ben riconoscibili ma non rinunciando a sfumature. Così, se la Watson è la voce guida del film e il punto di vista dello spettatore coincide totalmente con il suo sguardo, quando si entra nelle linde case dei bianchi o nelle bettole de neri, il discorso si fa complesso. Il razzismo latente e più spesso esibito della buona borghesia è incarnato dal personaggio odioso di Bryce Dallas Howard ma esistono le sfumature di alcuni personaggi e di un ambiente difficile e contraddittorio: le condizioni delle donne nere oppresse dai mariti in casa spesso più violenti dei bianchi; la solitudine delle donne bianche costrette dalle convenzioni sociali a un matrimonio che non sembra dare soddisfazioni e in cui gli uomini sono assenti; una solidarietà che stenta a affermarsi per timore di ritorsioni o per semplice egoismo e tornaconto personale. Inoltre – ed è l'aspetto più interessante e originale del film – la contraddizione della condizione delle domestiche nere, spesso costrette a fare da balia ai bambini delle bianche ma affezionate sinceramente a questi bimbi che vedranno crescere e maturare grazie al loro affetto. Non mancano i difetti: qualche lungaggine nella fase centrale, una regia pulita ma visivamente non molto interessante, il personaggio della Chastain sin troppo sopra le righe, la tentazione di accumulare troppo materiale (personaggi, storie collaterali) senza che si riesca a dire tutto bene, qualche concessione alla retorica. Il cuore del film, che cinematograficamente è molto debitore a Il colore viola di Steven Spielberg è però un altro: il tentativo di raccontare un universo femminile a tutto tondo a partire non da slogan stantii ma da esigenze concrete: il bagno per le domestiche che diventa il casus belli per tutta la vicenda; uno stipendio onorevole, una casa dignitosa, la possibilità di un'amicizia oltre la razza e il rango sociale, la necessità di un aiuto, l'aiuto del titolo, per una felicità possibile e inattesa.

Simone Fortunato





L’Era Glaciale 4 – Continenti alla deriva


Trama:
Gli eroi sotto zero sono tornati in un’avventura incredibile... destinata a fare storia. Scrat sta ancora cercando di catturare l’inafferrabile ghianda (e intanto forse troverà il vero amore); Manny ed Ellie attendono la nascita del loro cucciolo di mammuth; Sid il bradipo si mette nei guai quando decide di mettere su famiglia con alcune uova di dinosauro che ha trovato; Diego la tigre dai denti a sciabola si domanda se non si stia “rammollendo” ad andare in giro con i suoi amici. Il gruppo deve all’improvviso partire in missione per salvare lo sfortunato Sid e si avventura in un misterioso mondo sotterraneo, dove avvengono incontri ravvicinati con dinosauri, piante battagliere e altri animali feroci, e dove vive una donnola combattiva di nome Buck, orba di un occhio, sempre a caccia di dinosauri


Scheda:

Titolo originale: Ice Age: Continental Drift
Nazione: USA
Anno: 2012
Genere: Animazione, Avventura, Commedia
Durata: 94''
Regia: Steve Martino, Mike Thurmeier
Sito ufficiale: www.iceagemovie.com
Sito italiano: www.leraglaciale4ilfilm.it
Social network: facebook
Cast (voci): Ray Romano, Queen Latifah, Denis Leary, Jennifer Lopez, John Leguizamo, Chris Wedge, Josh Peck, Peter Dinklage, Jennette McCurdy, Keke Palmer
Produzione: Blue Sky Studios
Distribuzione: 20th Century Fox

Orari:
Sabato
 13 ott
 21,15
Domenica 
 14 ott
17,30 - 21,15
Lunedì 
15 ott
 21,15



Recensione
[tratta da http://www.sentieridelcinema.it/recensione.asp?ID=1887]

Sid e compagni colpiscono ancora. Anche il quarto episodio della fortunatissima franchise (anche in 3D) che ha spopolato in tutto il mondo, prodotta come di consueto dai Blue Sky Studios), non tradisce le attese; anzi, ad avviso di chi scrive è decisamente superiore al terzo episodio, L’alba dei dinosauri. Continenti alla deriva è infatti un film divertente, sentimentale, avventuroso in cui la famiglia e l’amicizia sono i veri trionfatori.
La storia, come sempre, prende il via da una maldestra azione dello scoiattolo Scrat (che assomiglia sempre più a Wile Coyote); alle prese con la sua amatissima ghianda, Scrat non trova di meglio che cercare di nasconderla sotto la neve. Ne consegue un disastro per tutto il mondo: il ghiaccio della calotta terrestre si spacca, il mondo emerso si divide, si formano i mari e gli Oceani: in poche parole, siamo alla deriva de i continenti. Questo fenomeno apocalittico coinvolge tutti gli animali viventi, compresi il bradipo Sid, la tigre dai denti a sciabola Diego, il mammuth Manny con la moglie Ellie e la figlia Pesca. Mentre tentano la fuga per mettersi al riparo da terremoti e maremoti, il gruppo è costretto a dividersi. Ellie, Pesca e un gruppo di amici animali rimangono sulla terraferma mentre Diego, Sid (insieme alla nonna un po’ matta, abbandonata senza scrupoli dai terribili genitori di Sid…) e Manny si ritrovano su una nave di ghiaccio, alla deriva, con un unico scopo: ricongiungersi agli amici e alla famiglia. Il film segue le peripezie degli animali che devono difendersi dalle tempeste, dai miraggi di sirene ammalianti e… dai pirati. Sì perché i naufraghi se la vedono veramente brutta quando si imbattono in un nuovo personaggio, il terribile Capitan Sbudella, uno scimmione pirata che con il suo vascello e con un manipolo di scagnozzi spaventa tutti gli animali dei mari. Ovviamente Sbudella cattura Manny e i suoi amici; ne conseguono una serie di divertenti peripezie che porteranno, come in tutte le favole che si rispettino, al lieto fine. Non solo Manny si ricongiungerà a Ellie e a Pesca, non solo Sid sarà contento di aver ritrovato la nonna ma soprattutto Diego, il duro (!) del gruppo, troverà l’amore di Shira, una bella tigre dai denti a sciabola. Insomma, come potete immaginare il divertimento non manca tanto è vero che, dopo aver visto questo film, non possiamo che prepararci al quinto episodio. Cosa si inventerà Scrat la prossima volta per conquistare la sua ghianda?
Da sottolineare poi la presenza, prime del film, del corto The Longest Daycare di David Silverman in cui la piccola Maggie Simpson viene portata dalla madre in un asilo inquietante (con un terribile bambino killer di farfalle): un breve, esilarante film con tutto l’umorismo e la genialità del mondo Simpson.

Stefano Radice








02 ottobre, 2012

All'ultima spiaggia


Trama:
La tv lancia un nuovo reality: vince il più disperato d'Italia. In un paese all'ultima spiaggia si presentano in migliaia. Le loro storie raccontano sempre una forma di precariato: lavorativo, familiare, sociale, perfino sentimentale. Come quello di Ester, combattuta tra l'amore per Ramona, la sua attuale compagna, e quello per Riccardo il suo ex fidanzato, al quale le due si rivolgono per farsi "prestare" il seme per generare un figlio. Poi c'è la storia di Paolo, di professione guardia giurata, che dopo l'ennesimo rifiuto di un mutuo da parte della banca in cui lavora, tenta goffamente di rapinarla insieme a due improbabili compari. Quindi è la volta di Antonio, romano di borgata sposato con la sensualissima dominicana Carmen di cui è innamoratissimo. Almeno finché Nico e Fabrizio, i due amici del cuore, non scoprono che la bella sudamericana ha uno scabroso passato di attrice porno. Infine c'è il racconto di Fabio, imprenditore padano da sette generazioni. A seguito di un infarto, il disgraziato si ritrova ricoverato nell'ospedale più scalcinato di Napoli per subire un intervento al cuore. Il terrore del pover'uomo si trasforma in panico quando incontra Carmine, il vicino di letto partenopeo, un tipo losco, traffichino e intrallazziere. Eppure, in quella specie di girone dantesco, Fabio troverà un'umanità e un calore inaspettati, che lo convinceranno a compiere un gesto estremo di grande generosità.

Scheda:
Titolo originale: All'ultima spiaggia
Nazione: Italia
Anno: 2012
Genere: Commedia
Durata: 94'
Regia: Gianluca Ansanelli
Sito ufficiale:  
Cast: Dario Bandiera, Aurora Cossio, Alessandro Di Carlo, Giuseppe Giacobazzi, Carmine Faraco, Paola Minaccioni, Antonio Giuliani, Nicole Grimaudo, Ivano Marescotti, Ernesto Mahieux
Produzione: I.I.F. Italian International Film
Distribuzione: Medusa
Data di uscita: 04 Ottobre 2012 (cinema)

Orari:


Domenica 
7 ott
17,30
21,15
Lunedì
8 ott
21,15


Maìn - La casa della felicità


Trama:
Il film parla della storia di Main, una giovane donna che lascia il lavoro dei campi e trova la sua missione nell'educare le giovani e nel preservarle dai tanti rischi, in una stagione in cui la secolarizzazione degli stati europei aveva ristretto gli spazi di azione della Chiesa e dei cattolici. Nel 1872 Maria D. Mazzarello, con 10 sue compagne, da inizio all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Alla sua morte, nel 1881, l'istituto contava già 165 suore e 65 novizie sparse in 28 case (in Italia, Francia e America). Insieme con la proposta educativa di don Bosco, l'istituto ha contribuito a "fare" gli italiani"...

Scheda:
Titolo originale: Maìn - La casa della felicità
Nazione: Italia
Anno: 2012
Genere: Drammatico
Durata: 98'
Regia: Simone Spada
Sito ufficiale: www.multideafilm.com
Cast: Gaia Insenga, Sofia Nicolai, Paolo Civati, Fabio Pappacena, Danilo Nigrelli, Clara Galante, Rosa Diletta Rossi, Assunta Nugnes
Produzione: Multidea
Distribuzione: Multidea

Orario:
Sabato 6 Ottobre:
  • ore 20.45 inaugurazione della sala con il nostro Vescovo Mons. Cesare Nosiglia.
  • ore 21.15 proiezione GRATUITA del film. FINO A  ESAURIMENTO  POSTI