25 settembre, 2012

Gli equilibristi


Trama:
Giulio (Valerio Mastandrea) ha quarant'anni e una vita apparentemente tranquilla. Una casa in affitto, un posto fisso, un'auto acquistata a rate, una figlia ribelle ma simpatica e un bimbo dolce e sognatore, una moglie (Barbora Bobulova) che ama e che tradisce. Giulio viene scoperto e lasciato e la sua favola improvvisamente crolla.
Gli Equilibristi attraverso una carrellata di eventi ora tragici ora ironici, ci accompagna per mano nel mondo di un uomo che di colpo scopre quanto sia labile il confine tra benessere e povertà.

Scheda:
Titolo originale: Gli equilibristi
Nazione: Italia
Anno: 2012
Genere: Drammatico
Durata: 100'
Regia: Ivano De Matteo
Sito ufficiale:  
Cast: Valerio Mastandrea, Barbora Bobulova, Rosabel Laurenti Sellers, Maurizio Casagrande, Rolando Ravello, Grazia Schiavo, Antonio Gerardi, Antonella Attili, Stefano Masciolini, Giorgio Gobbi, Francesca Antonelli, Damir Todorovic, Antonio Tallura, Paola Tiziana Cruciani, Daniele La Leggia, Lupo De Matteo
Produzione: Rodeo Drive
Distribuzione: Medusa Distribuzione
Data di uscita: Venezia 2012

Orari:
Sabato
 29 set
 21,15
Domenica 
 30 set
21,15
Lunedì 
01 ott
 21,15


Recensione
[tratta da http://www.sentieridelcinema.it/recensione.asp?ID=1877]

Sembrerebbe una famiglia felice, quella di Giulio, sua moglie e i loro due figli con cui ha un bel rapporto di confidenza ma anche autorevolezza. In realtà sui titoli di testa abbiamo visto lui, in un flashback, con un’altra donna in un ufficio deserto, a consumare un rapporto sbrigativo e, si capirà poi, frutto di leggerezza e non di passione. Una leggerezza che ha incrinato quell’unità familiare: la moglie Elena (interpretata da Barbora Bobulova), silenziosa e tesa, non riesce a reggere quell’immagine di felice unità e non sa dimenticare il tradimento. Giulio se ne va di casa, forse pensando a una crisi passeggera, addolorato ma dignitoso nel fare tutto quel che può per non far mancare nulla a moglie e figli, cui cerca di non far pesare la situazione. Ma lo stipendio da impiegato all’ufficio postale è troppo basso e le spese cui far fronte sono troppe, e ci si mette anche l’orgoglio (che gli impedisce, per esempio, di accettare i soldi della suocera per il dentista del figlio). Elena non sembra accorgersi delle privazioni che via via Giulio deve imporre a se stesso, tra situazioni grottesche (il collega che lo ospita in casa, con la madre malata e il badante straniero), lavori notturni che gli tolgono il sonno e la serenità, rapporti di amicizia che saltano e pericoli crescenti di fare sciocchezze o mettersi nei guai. Solo la figlia adolescente sembra capire, in parte, i problemi del padre. Che a un certo punto tira su un muro anche con lei.
È un film profondamente contemporaneo Gli equilibristi, presentato a Venezia 2012 nella sezione Orizzonti. Si parla di crisi, di un padre separato che non ce la fa ad andare avanti (sembra la versione drammatica della commedia di Carlo Verdone Posti in piedi in Paradiso, che pure non mancava di spunti seri), di gente semplice che rischia di perdere il poco che ha costruito e finire in povertà. Gente che pensa di poter separarsi “serenamente”, con dignità e generosità verso moglie e figli, scoprendo poi – come afferma un compagno di sventura al protagonista – che “il divorzio è per i ricchi, quelli come noi non se lo possono permettere”. Con 1.200 euro al mese è dura sopravvivere, continuare a pagare il mutuo della casa dove vivono moglie e figli, l’auto a rate, un appartamento per sé. E poi la gita scolastica o il dentista dei figli e tanto altro. A un certo punto anche i pochi euro di un gioco per il figlio fanno saltare i nervi.
Ma se il tema della crisi economica ha il suo peso, il regista Ivano De Matteo riesce, grazie anche alla straordinaria interpretazione di un intenso Valerio Mastandrea (bravissima anche l’attrice che interpreta figlia, la giovane Rosabell Laurenti Sellers), a focalizzare l’attenzione dello spettatore sulla crisi personale, di Giulio ma anche di chi gli sta attorno: perché se l’uomo ha un orgoglio che gli fa spesso fare la cosa sbagliata, o non chiedere aiuto quanto dovrebbe (anche se ci prova, ma sempre fino a un certo punto: chiede un posto dove dormire o un lavoro extra, ma mai compagnia e sostegno perché crede sempre di farcela), la moglie non si accorge di quel che succede (e sì che basterebbe fare due conti: incongruenza del film o volontaria rappresentazione di una distrazione ai limiti dell’insensibilità?). Sono tante le situazioni in cui il film colpisce duro nella spirale di caduta di quest’uomo che finisce sempre più in basso.
Quel che rende Gli equilibristi un bel film, da vedere, è lo sguardo appassionato e partecipe del regista alle sofferenze di questa famiglia (con tocchi di grande sensibilità, come l’espressione del figlio più piccolo spaventato dalla rottura che percepisce tra i genitori), le piccole e grandi solidarietà di alcuni e il cinismo e la freddezza di altri, lo squarcio di società rappresentato con la semplicità dei narratori non ideologici di una volta. De Matteo sa infatti alternare dramma e commedia – a tratti si sorride e perfino si ride, perché la vita è così e alterna momenti duri a frangenti buffi o surreali – come i film italiani che hanno fatto grande il nostro cinema del dopoguerra (e non è una guerra, la situazione di crisi attuale?): riuscendo quindi, come si diceva per quei film, in un’alternanza non forzata tra il riso e il pianto. E ha il coraggio di mostrare, in una scena significativa e non di contorno, preti e suore (il riferimento è alla comunità di Sant’Egidio, conosciuta personalmente dal regista) come figure per una volta non negative in un film italiano importante, in aiuto a chi cade suo malgrado in disgrazia. Soprattutto l’autore sa come chiudere una storia, senza annullarne le premesse ma anche senza incanalare vite e destini per forza in uno sfacelo abbrutente e senza prospettive. I finali aperti, in genere, ci piacciono molto, quando questa non è una scelta fine a se stessa ma serve a lasciare uno spazio di libertà ai personaggi e allo spettatore. Quello del film di Ivano De Matteo ci fa provare una tenerezza senza fine per il suo protagonista.

Antonio Autieri











18 settembre, 2012

Ribelle - The Brave


Trama:
Determinata a costruirsi la propria strada nella vita, Merida si oppone a una secolare tradizione sacra ai signori della terra: il massiccio Lord MacGuffin, il burbero Lord Macintosh e l'irascibile Lord Dingwall. Le azioni di Merida involontariamente scatenano il caos e la furia del regno, e quando si rivolge a una eccentrica donna anziana, Wise Woman, per chiederle aiuto, il suo sfortunato desiderio viene esaudito. Il conseguente pericolo costringe Merida a scoprire il significato del vero coraggio al fine di distruggere una tremenda maledizione prima che sia troppo tardi.

Scheda:
Titolo originale: Brave
Nazione: U.S.A.
Anno: 2012
Genere: Animazione
Durata: 100'
Regia: Mark Andrews, Brenda Chapman
Sito ufficiale: http://www.disney.it/ribelle
Social network: facebook, twitter
Cast (voci): Kelly Macdonald, Emma Thompson, Billy Connolly, Julie Walters, Kevin McKidd, Craig Ferguson, Robbie Coltrane
Produzione: Pixar Animation Studios, Walt Disney Pictures
Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures Italia

Orari:
Sabato
 15 set
 21,15
Domenica 
 16 set
 17,30 - 21,15
Lunedì 
17 set
 21,15



Recensione
[tratta da http://www.sentieridelcinema.it/recensione.asp?ID=1855]

Se il contrasto (che spesso diventa vero e proprio scontro) tra padri e figli è un tema più volte visitato al cinema, meno usuale è vedere sul grande schermo un film di animazione che ha come soggetto gli opposti desideri di una madre e di una figlia (ma, come hanno dimostrato film come Alla ricerca di Nemo o Up, rappresentare i legami familiari con taglio originale e realistico al tempo stesso è uno dei grandi talenti della Pixar). In un immaginario Medio Evo, sul trono di Scozia regnano Fergus e la sua consorte Elinor. La loro primogenita Merida è una vivace ragazzina con un’incontenibile chioma di ricci rossi e un eguale desiderio di avventura: cavalca con la perizia e la resistenza di un guerriero, è un arciere imbattibile e non ha paura di niente, un po’ come il re suo padre, che per difendere la famiglia da un enorme orso selvaggio perse una gamba. Ma, come accade a tutte le principesse delle fiabe, arriva un giorno in cui la ragion di stato esige che la primogenita assicuri continuità al regno, e che quindi dei pretendenti giungano coi loro clan per disputarsi la sua mano. Ma sarà che la ragazzina non si sente affatto pronta per il grande passo, sarà anche che i pretendenti sembrino uno più imbranato dell’altro, il fatto è che Merida pare non abbia alcuna intenzione di scegliere, suscitando la costernazione di tutti, nonché l’imbarazzo dei suoi genitori.
Ribelle – The Brave inizia su uno sfondo alla Braveheart, prosegue su una traccia magica che sembra contraddire il realismo tipico delle storie Pixar, ma a un certo punto svela il suo vero cuore: appunto il rapporto madre-figlia, con l’adolescente incompresa che prima rifiuta e poi abbraccia il modello rappresentato da una madre finalmente riconosciuta. Un’esaltazione della famiglia meno lineare ma anche più originale del solito, regalata anche dall’ambientazione temporale, che riporta a tempi dai costumi molto meno raffinati dei nostri (i clan scozzesi non erano certo campioni di diplomazia). E che si sofferma giustamente sul “genio femminile”, la capacità di governo delle donne che deriva da una profonda consapevolezza della maternità e che sola riesce ad aver ragione delle intemperanze maschili (a tutte le età, da quelle dei tre pestiferi piccoli gemelli, fratelli di Merida, al massiccio Fergus, certo più bravo a maneggiare la spada che la parola). Il risultato è di grande efficacia, perché diverte nella prima parte ed emoziona profondamente quando l’intreccio anche drammatico (che colpo al cuore quando la figlia – ogni figlia – urla alla madre tutta la sua distanza da lei) si scioglie fino alla tenerezza reciproca delle due protagoniste.
Girato con la consueta maestria dalla Pixar, che esalta panorami, scene di movimento e caratterizzazione dei personaggi, il film può contare anche sul notevolissimo cortometraggio d’introduzione (secondo l’usanza della casa): è La luna, poetico esordio alla regia dell’animatore genovese Enrico Casarosa che per questa opera breve ha ricevuto una nomination all’Oscar

Beppe Musicco





12 settembre, 2012

Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno


Trama:
Sono passati otto anni da quando Batman è scomparso nella notte, trasformandosi, nel medesimo istante, da eroe a fuggiasco.Incolpatosi della morte del D.A. Harvey Dent, il Cavaliere Oscuro ha sacrificato tutto ciò che lui ed il commissario Gordon speravano fosse un bene superiore. Per una volta la menzogna ha funzionato, visto che l'attività criminale di Gotham City era stata schiacciata sotto il peso dell'Atto Anticrimine Dent.
Tutto cambia con l'arrivo di uno scaltro gatto ladro con dei piani misteriosi. Molto più pericolosa è l'emergenza costituita da Bane, un terrorista mascherato, i cui piani spietati costringono Bruce a ritornare dall'esilio autoimpostosi. Ma sebbene torni ad indossare cappuccio e mantello, Batman potrebbe non essere sufficiente per fermare Bane...


Scheda:

Titolo originale: The Dark Knight Rises
Nazione: U.S.A., Regno Unito
Anno: 2012
Genere: Azione, Thriller
Durata: 166'
Regia: Christopher Nolan
Sito ufficiale: www.thedarkknightrises.com
Sito italiano: wwws.warnerbros.it/batman3
Social network: facebook, twitter
Cast: Christian Bale, Tom Hardy, Morgan Freeman, Gary Oldman, Michael Caine, Anne Hathaway
Produzione: DC Entertainment, Legendary Pictures, Syncopy, Warner Bros. Pictures
Distribuzione: Warner Bros.


Orari:
Sabato
 15 set
 21,15
Domenica 
 16 set
 17,30 - 21,15
Lunedì 
17 set
 21,15




Recensione
[tratta da http://www.sentieridelcinema.it/recensione.asp?ID=1861]

Fatto oggetto dell'attenzione a dir poco spasmodica di schiere di fan sparse in tutto il globo (anche grazie ad un trailer tra i più belli degli ultimi tempi), Il Ritorno del Cavaliere oscuro arriva nelle sale italiane già carico di aspettative enormi, che, come spesso accade, possono essere un trampolino, ma anche un fardello difficile da portare.
La saga dell'uomo pipistrello si è sempre caratterizzata per l'importanza dei personaggi "cattivi", che nella lotta inesausta per la giustizia a Gotham di volta in volta si contrappongono al paladino oscuro. Batman, personaggio sfuggente e poco incline alla conversazione, come (super)eroe si definisce soprattutto per contrasto rispetto ai suoi acerrimi rivali, i quali, oltre alla passione per maschera e costume, spesso spartiscono con lui qualcosa della sua grandezza, seppur in una versione distorta e malata. Significativa in questo senso la disturbante e lucida pazzia di Joker, il più rappresentativo degli anti-batman anche al cinema, dove le interpretazioni di Jack Nicholson (nel primo Batman di Tim Burton) e di Heath Ledger (nel primo Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan) lo hanno reso una figura di villain che non trova paragoni negli altri comic-movie e forse anche nel cinema in generale.
Gli avversari di Batman sono sempre degli alter-ego e per superarli Batman deve sempre superare se stesso, quella parte oscura di sè di cui il cattivo è quasi sempre una diretta proiezione nel mondo. Il ritorno del Cavaliere Oscuro sviluppa questo tema che era già esplicito nei primi due episodi della trilogia e lo estremizza nel personaggio di Bane interpretato da un sempre eccellente Tom Hardy (Bronson, La talpa, Warrior), vietato non conoscerlo, un attore che ha il fisico di Lou Ferrigno e le capacità attoriali di Marlon Brando. Bane è un cattivo meno famoso, che anche nel fumetto compare poco, ma che qui è il personaggio perfetto che permette a Nolan (anche sceneggiatore insieme al fratello) di chiudere il cerchio della trilogia, ricongiungendosi idealmente al suo primo Batman Begins e alla figura di Ra's al Ghul (Liam Neeson), l'ideatore della famigerata Setta delle Ombre e (cattivo) maestro sia di Bane che di Batman. Bane e Batman sono simili, hanno ricevuto lo stesso addestramento e a loro modo si sono spinti oltre: l'uno scegliendo di passare dalla parte del bene, l'altro all'opposto estremizzando la violenza di Ra's al Ghul.
L'entrata in scena di Bruce Wayne è particolarmente atipica: lo troviamo che vive segregato in casa, con la barba incolta e un bastone che lo aiuta a camminare. Provato nel fisico e nell'animo, rinnegato dalla città che ha difeso: è l'eroe che è uscito vincitore e sconfitto dallo scontro con Joker e Due Facce. Batman appare fragile, addirittura incapace di opporsi a chi ruba in casa sua. La fragilità fisica (segno di una più grave fragilità interiore) esplode con l'arrivo di Bane. Bane è, almeno per tre quarti del film, nettamente più forte di Batman. Joker era più astuto, Bane invece lo sovrasta nella forza fisica, letteralmente lo mette al tappeto in uno scontro largamente anticipato dal trailer e il cui esito non appare mai incerto. Nolan è poi bravissimo a gestire l'impatto emotivo di questa sconfitta, e lo fa consegnando buoni 20 minuti del film nelle mani di Bane, libero di dispiegare la sua forza in modo spettacolare (chi non ha visto l'incredibile sequenza della partita di football?) mentre Batman sparisce completamente dalla narrazione, per lo sgomento crescente del pubblico in sala. Fino a questo punto Il ritorno del cavaliere oscuro è tutto quello che deve essere: ritmo, intrattenimento, capacità di riprendere i fili dei capitoli precedenti e anche, soprattutto, grande cinema. Il film è molto più di una rilettura di Batman o di un film di supereroi. E' un'interpretazione del mondo, pieno di venature e inquietudini apocalittiche. Nolan si serve dell'aspetto cupo di Batman per raccontare le inquietudini e le insicurezze di oggi (da questo punto di vista il film è molto simile a Inception).
[...]

Eliseo Boldrin





04 settembre, 2012

Madagascar 3: Ricercati in Europa


Trama:
Alex il Leone, Marty la Zebra, Gloria l'Ippopotamo e Melman la Giraffa stanno ancora cercando di tornare a casa nella loro amata "Grande Mela" e, naturalmente, Re Julien, Maurice e i Pinguini sono pronti a seguirli nelle loro nuove comiche avventure. Il viaggio questa volta li porta in Europa dove trovano una perfetta copertura per tentare il loro ritorno a casa: un circo itinerante che loro reinventano in tipico stile Madagascar.

Scheda:

Titolo originale: Madagascar 3: Europe's Most Wanted
Nazione: U.S.A.
Anno: 2012
Genere: Animazione, Avventura
Durata: 93'
Regia: Eric Darnell
Sito ufficiale: www.madagascarmovie.com
Sito italiano: www.madagascar3-ilfilm.it
Cast (voci): Ben Stiller, David Schwimmer, Frances McDormand, Jada Pinkett Smith, Chris Rock, Sacha Baron Cohen, Sherri Shepherd, Cedric the Entertainer, Jessica Chastain, André Benjamin
Produzione: DreamWorks Animation
Distribuzione: Universal Pictures Italia

Orari:
Sabato 
 8 set
21,15
Domenica 
 9 set
 17,30 - 21,15
Lunedì 
 10 set
21,15

Recensione
[tratta da http://www.sentieridelcinema.it/recensione.asp?ID=1865]

Terzo capitolo di una della saghe d'animazione più amate dai piccoli. Ottima confezione, 3D spettacolare, tantissimi colori. I progressi dell'animazione rispetto al 2005, anno del primo capitolo, sono stati giganteschi. L'immagine è nitida, la cura dei dettagli notevolissima, i movimenti degli animali (da sempre il maggiore problema per film come questo che fanno del loro punto di forza la velocità) sono finalmente efficaci e realistici. Dal punto di vista meramente tecnico, Madagascar 3 è il migliore della serie e uno dei vertici della Dreamworks, la Casa che ha fatto molto bene anche con Kung Fu Panda. I problemi sono in altri settori. Innanzitutto la storia, sceneggiata da uno dei tre registi, Eric Darnell in collaborazione con un talentuoso come Noah Baumbach, sceneggiatore di Fantastic Mr. Fox, regista de Il calamaro e la balena ) è stranamente poco curata e non porta a compimento le cose migliori viste nei film precedenti. La narrazione prende infatti le mosse dalla decisione di Alex e compagni di ritrovare i pinguini partiti per un'improbabile missione al Casinò di Montecarlo. Pronti e via e ci si ritrova senza troppe spiegazioni nel cuore dell'Europa. La parte nel Casinò ha qualche buon momento: le citazioni, ad uso e consumo più che altro degli adulti si sprecano. Si riconosce qualcosa dei vari 007, molto di Mission Impossible . Il ritmo è alto e frenetico ma non è altrettanto alto il numero di gag davvero riuscite e la comicità slapstick, uno degli elementi dei film precedenti, è meno efficace del solito. In più è molto brusco il passaggio dal Casinò alla vita del Circo, potenzialmente la parte più interessante del film. Interessante perché rispetto a tanta altra animazione contemporanea, quella più adulta e complessa dei film targati Pixar ma anche quella più semplice eppure capace di profondità come la saga de L'era glaciale o il dittico con protagonista il panda Po, Madagascar ha da sempre rappresentato un tipo di animazione e di comicità molto più “bassa”. Comicità di grana grossa, balletti, corse a perdifiato, qualche doppio senso di dubbio gusto hanno caratterizzato da sempre le avventure di Alex e Co. Di conseguenza il circo, come luogo di comicità pura e azione spettacolare, è l'approdo più ovvio per i quattro buffi animali e i loro amici. L'idea buona di sceneggiatura si scontra però con una certa approssimazione nella trattazione dei personaggi. Si procede per accumulo di situazioni, personaggi, equivoci ma alla fine il terzetto di registi sembra più interessato all'azione pura che non ad un approfondimento dei personaggi che nei capitoli precedenti pure non mancava. Il rapporto di amicizia con venature surreali di Alex con la zebra Marty è infatti sacrificato per l'entrata in scena di tanti, troppi personaggi che incidono poco in termini emozionali. Uno per tutti, la tigre circense Vitaly e la sua storia evocata da una debole flashback non convince e non fa scattare nemmeno quella simpatia per il potente sconfitto. Un po' meglio se la cava il “cattivo” di turno, rappresentato in questo caso da una donna, la terribile agente Dubois (in originale doppiata da Frances McDormand) ma anche in questo caso le gag con protagonisti i suoi buffi aiutanti sono molto ovvie e risapute. Meno divertente del già non frizzantissimo capitolo 2, un po' sconclusionato nella storia, appena abbozzato nei personaggi, Madagascar 3 è un po' una delusione: tanto curato nella forma e nella tecnica, quanto modesto nei contenuti e nella narrazione.

Simone Fortunato


CINEFORUM

TerrafermaMartedì 11 settembre
Orari: 18.30 - 21.15

Terraferma

Titolo originale: Terraferma
Nazione: Italia, Francia
Anno: 2011
Genere: Drammatico
Durata: 88'
Regia: Emanuele Crialese
Sito ufficiale: www.terrafermailfilm.it
Social network: facebook
Cast: Donatella Finocchiaro, Beppe Fiorello, Martina Codecasa, Claudio Santamaria, Filippo Pucillo, Mimmo Cuticchio, Tiziana Lodato, Titti, Robel Tsagay
Produzione: Cattleya, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: Venezia 2011

Trama:
Due donne, un’isolana e una straniera: l’una sconvolge la vita dell’altra. Eppure hanno uno stesso sogno, un futuro diverso per i loro figli, la loro terraferma. Terraferma è l’approdo a cui mira chi naviga, ma è anche un’isola saldamente ancorata a tradizioni ferme nel tempo. È con l’immobilità di questo tempo che la famiglia Pucillo deve confrontarsi. Ernesto ha 70 anni, vorrebbe fermare il tempo e non vorrebbe rottamare il suo peschereccio. Suo nipote Filippo ne ha 20, ha perso suo padre in mare ed è sospeso tra il tempo di suo nonno Ernesto e il tempo di suo zio Nino, che ha smesso di pescare pesci per catturare turisti. Sua madre Giulietta, giovane vedova, sente che il tempo immutabile di quest’isola li ha resi tutti stranieri e che non potrà mai esserci un futuro né per lei, né per suo figlio Filippo. Per vivere bisogna trovare il coraggio di andare. Un giorno il mare sospinge nelle loro vite altri viaggiatori, tra cui Sara e suo figlio. Ernesto li accoglie: è l’antica legge del mare. Ma la nuova legge dell’uomo non lo permette e la vita della famiglia Pucillo è destinata a essere sconvolta e a dover scegliere una nuova rotta.

Recensione
[disponibile su http://www.sentieridelcinema.it/recensione.asp?ID=1865]