27 novembre, 2012

Venuto al mondo


Trama:
Carica di ricordi degli anni di guerra, Gemma si reca a Sarajevo con suo figlio Pietro per assistere a una mostra in memoria delle vittime dell'assedio, che include le fotografie del padre del ragazzo.
Diciannove anni prima, Gemma lasciò la città in pieno conflitto con Pietro appena nato, lasciandosi alle spalle suo marito Diego, che non avrebbe mai più rivisto, e l'improvvisata famiglia sopravvissuta all'assedio: Gojko, l'irriverente poeta bosniaco, Aska, la ribelle ragazza musulmana e la piccola Sebina.
L'intenso amore e la felicità tra Diego e Gemma non erano abbastanza per colmare l'impossibilità di Gemma a concepire figli. Nella Sarajevo distrutta dalla guerra, i due trovarono una possibile surrogata, Aska. Gemma spinse Diego tra le sue braccia per poi essere sopraffatta dal senso di colpa e dalla gelosia.
Ora una verità attende Gemma a Sarajevo, che la costringe ad affrontare la profondità della sua perdita, il vero orrore della guerra e il potere di redenzione dell'amore.

Scheda:
Titolo originale: Venuto al mondo
Nazione: Italia, Spagna, Croazia
Anno: 2012
Genere: Drammatico
Durata: 127'
Regia: Sergio Castellitto
Sito ufficiale:  
Cast: Penelope Cruz, Emile Hirsch, Mira Furlan, Jane Birkin, Sergio Castellitto, Isabelle Adriani, Adnan Haskovic, Pietro Castellitto
Produzione: Medusa Film, Picomedia, Alien Produzioni, Telecinco Cinema, Mod Producciones, Ziva Produkcija, Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC)
Distribuzione: Medusa
Data di uscita: 08 Novembre 2012 (cinema)

Orari:
SABATO 1 DICEMBRE: ore 17,45 – 21,15
DOMENICA 2 DICEMBRE: ore 17,30 – 21,15
LUNEDI’ 3 DICEMBRE: ore 21,15

Recensione:
[su http://www.sentieridelcinema.it/recensione.asp?ID=1921]


Cena tra amici


Trama:
In procinto di diventare padre per la prima volta, Vincent, quarantenne di successo, viene invitato a cena a casa della sorella Elisabeth e di suo marito Pierre. Qui incontra Claude, amico d'infanzia e, mentre tutti aspettano l'arrivo della giovane moglie Anna, i discorsi finiscono sulla scelta del nome per il nascituro. Si apre la ridda delle ipotesi e, quando vede che nessuno riesce ad indovinare, Vincent comunica che il nome è Adolphe. Da quel momento la serata non è più la stessa.

Scheda:
Titolo originale: Le Prénom
Nazione: Francia
Anno: 2012
Genere: Commedia
Durata: 109'
Regia: Alexandre de La Patellière, Mathieu Delaporte
Sito ufficiale: www.pathefilms.com/film/le-prenom
Cast: Patrick Bruel, Valérie Benguigui, Charles Berling, Guillaume De Tonquedec, Judith El Zein, Françoise Fabian, Yaniss Lespert, Miren Pradier, Alexis Leprise, Juliette Levant, Bernard Murat
Produzione: Chapter 2, Pathé, TF1 Films Production, M6 Films
Distribuzione: Eagle Pictures
Data di uscita: 06 Luglio 2012 (cinema)

Valutazione:
[tratta da http://www.siti.chiesacattolica.it/pls/siti/datafilm_cnvf.dati_film?c_doc=6566&origine=0&from_acec=1]

All'inizio c'è stato un notevole successo teatrale. Poi il passaggio al grande schermo. "Abbiamo cercato -dice Matthieu Delaporte- di rendere il dialogo molto naturale, come se venisse direttamente da loro, dai protagonisti. La commedia è tutta una questione di ritmo, un mix di libertà e precisione, evitando che diventi meccanica e non cada nel naturalismo e nella loquacità(...). La questione dei nomi poi apre una vera e propria finestra sulla società. Un nome è carico di significato, per chi lo dà e per chi lo riceve. Abbiamo così potuto ridere di noi stessi, provando un piacere maligno nel deridere le nostre scelte, in una sorta di humour sado-masochista". Nel copione l'alchimia tra suggestioni teatrali e spazio cinematografico risulta ben diluita e giocata nei tempi giusti. Il montaggio tiene i passaggi narrativi su ritmi alti e serrati. Il clima conviviale dell'inizio lascia a poco a poco il campo ad una schermaglia politico-letteraria incalzante e di inesorabile cattiveria. Dal chiuso del salotto si apre uno scenario realistico sulla famiglia francese (occidentale) contemporanea, tra ideologie e ipocrisie vecchie e nuove. Niente è superficiale, si ride amaro, si mettono a nudo limiti intellettuali ben precisi. Interessante notare come, nonostante l'impianto, siano pochi i punti di contatto con il similare "Carnage" di Polanski, ambientato a New York.

Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, con attenzione per minori e piccoli (anche in seguito per uso di dvd e di altri supporti tecnici), considerato il taglio aspro della vicenda. Da proporre anche come esempio per riflettere sul rapporto cinema/teatro. 

Recensione:
[tratta da http://www.sentieridelcinema.it/recensione.asp?ID=1848]

La commedia più spassosa della stagione parla francese (e purtroppo nel doppiaggio italiano parte del divertimento si perde per strada). Nella bella casa parigina dei coniugi Pierre ed Elizabeth tutto è pronto per la cena; sono invitati Vincent, fratello della padrona di casa, e la sua compagna Anne che aspetta un bambino. Poi Claude, amico di entrambe le coppie, che arriva direttamente da un concerto dell’orchestra nella quale suona il trombone. Pierre ed Elizabeth sono una perfetta coppia contemporanea: lui insegna letteratura alla Sorbona, è di sinistra a partire dall’abbigliamento, tutto camicie a scacchi e completi in velluto; anche lei insegna, ma alle medie (e il confronto col marito la frustra un po’) e hanno due figli dai nomi letterari e piuttosto ridicoli, Apollin e Myrtille. Vincent invece non ha idee politiche, è un agente immobiliare di residenze di lusso, gli piace la bella vita e fare scherzi al prossimo. Visto che Anne è in ritardo, i quattro iniziano a spizzicare e intanto tutti vogliono sapere come si chiamerà il bambino. Vincent li tiene un po’ sulle spine, poi spara un nome. Che scatena il finimondo….
Giocato in perfetta unità di tempo e di luogo (il film è di derivazione teatrale, con gli stessi attori che recitavano in teatro), Cena tra amici è una costruzione accurata, con un meccanismo di dialoghi e battute che ricorda alcuni perfetti esempi del genere, primo fra tutti La cena dei cretini, anche se qui la collocazione e il gioco di coppie rimandano più a Carnage di Roman Polanski. Naturalmente non possiamo svelare il nome (Le prenom, proprio da titolo originale) che dà origine a disastri a catena che coinvolgono tutti i convenuti, e anche oltre. Però ognuno vedrà ripresentati gli scheletri che teneva da lungo tempo nell’armadio esposti al feroce ludibrio degli altri, e amicizie di lungo corso e rapporti di sangue saranno messi a durissima prova, per l’imbarazzo e la risata di chi sta a guardare. Buon divertimento.

Beppe Musicco






20 novembre, 2012

Il giorno in più


Trama:
A Milano Giacomo Pasetti ha un buon lavoro ed è un single convinto. Rimasto senza macchina, per alcuni giorni sull'autobus osserva una ragazza che, infine e in modo inaspettato, fa il primo passo e lo avvicina. Comincia così una storia tra i due destinata ad andare avanti in modo molto movimentato, tra promesse di non assumere impegni e colloqui, appuntamenti, vita comune collocati tra Milano e New York dove lei, Michela, è andata a lavorare. L'ultima richiesta di incontro è affidata ad un biglietto volante che però forse ottiene il risultato previsto.

Scheda:
Titolo originale: Il giorno in più
Nazione: Italia
Anno: 2011
Genere: Commedia
Durata: 112'
Regia: Massimo Venier
Sito ufficiale: http://ilgiornoinpiu.msn.it/
Social network: facebook
Cast: Fabio Volo, Isabella Ragonese, Pietro Ragusa, Stefania Sandrelli, Jack Perry, Roberto Citran, Luciana Littizzetto
Produzione: IBC Movie
Distribuzione: 01 Distribution

Recensione:
[su http://www.sentieridelcinema.it/recensione.asp?ID=1688]


007 - Skyfall


Trama:
Daniel Craig è tornato a vestire i panni di James Bond 007 in Skyfall, la 23ª avventura del più lungo frachise cinematografico di tutti i tempi. In Skyfall, la lealtà di Bond verso M sarà messa alla prova quando il suo passato verrà a perseguitarla. Quando il MI6 verrà messo sotto assedio 007, dovrà scovare e distruggere la minaccia, non importa a quale costo.

Scheda:
Titolo originale: Skyfall
Nazione: Regno Unito, U.S.A.
Anno: 2012
Genere: Azione, Thriller
Durata: 140'
Regia: Sam Mendes
Sito ufficiale: www.007.com/skyfall
Sito italiano: http://007skyfall.it
Social network: facebook, twitter
Cast: Daniel Craig, Javier Bardem, Ralph Fiennes, Bérénice Marlohe, Naomie Harris, Ben Whishaw, Helen McCrory, Rory Kinear, Albert Finney, Judi Dench
Produzione: Metro-Goldwyn-Mayer, Columbia Pictures, Danjaq, Eon Productions
Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia

Orari:
SABATO 24 NOVEMBRE: NO (Perchè ospitiamo uno Spettacolo teatrale)
DOMENICA 25 NOVEMBRE: ore 17,30 – 21,15
LUNEDI’ 26 NOVEMBRE: ore 21,15

Recensione
[tratta da http://www.sentieridelcinema.it/recensione.asp?ID=1915]

Per festeggiare 50 anni ottimamente portati, nonostante qualche occasionale caduta, l’agente segreto più famoso del cinema si lancia in un’avventura che è tutta un gioco tra presente, passato e futuro, con un tripudio di citazioni dai capitoli precedenti (e non solo dell’era Craig), ma anche da altri “grandi” del cinema, senza farsi mancare più colte citazioni letterarie (una su tutte quella, bellissima, di Tennyson pronunciata imprevedibilmente proprio dalla pochissimo poetica M…).
Curioso pensare che alla fine di questo rutilante “celebrazione” che, come è ormai d’uso nei grandi franchise cinematografici, fa tappa nelle città del nuovo potere economico (qui Istanbul, già vista in Taken 2, ma soprattutto Shangai), il punto di arrivo sia deliziosamente “retrogrado”, con le donne (siano essere di potere, d’azione o “di piacere”) ridotte a morire o a finire dietro una scrivania. Per non parlare del cattivone di turno (un superbo Javier Bardem) con pose da omosessuale che tenta di sedurre (e non solo metaforicamente) Bond e viene da lui signorilmente respinto per riaffermare un machismo “ripensato” che è il portato più evidente di quest’ultima lettura del personaggio, insieme a un reale approfondimento della sua psicologia. Che non tradisce nulla del passato, ma al tempo stesso si porta dietro, come del resto dichiarato dal regista Sam Mendes (American Beauty, Revolutionary Road), quell’aura di “cupezza buona” tipica dei blockbuster di qualità degli ultimi anni (si legga la serie di Batman firmata Nolan, ma anche in qualche modo, aggiungeremmo noi, la saga di Bourne).
Quest’ultima avventura, infatti, da una parte mette a tema apertamente la necessità (vera o fasulla, è da decidere alla fine del film) di un “rinnovamento” (anche a costo di “rottamare” un glorioso passato, se possiamo permetterci questa parola diventata comune nel linguaggio politico), e per questo esibisce nuovi personaggi tutti da scoprire (quelli ottimamente impersonati dal giovane Ben Whishaw, un Q nerd e simpatico, e da Ralph Fiennes, funzionario dal passato misterioso), mescola cyber-terrorismo ad armi vecchia maniera (doppiette, pugnali, ma anche la vecchia gloriosa Aston Martin), ma soprattutto mette in discussione sia l’efficienza di Bond che il discernimento di M.
Ma il film non ha paura di mettere in campo anche un discorso sui “valori”: la lealtà messa alla prova, la fedeltà a un ideale anche di fronte all’estremo sacrificio, la legittimità di quel sacrificio, ritagliando un Bond tridimensionale, anche perché accompagnato da personaggi alla sua altezza. Il che non significa che la pellicola non sia anche un ottimo prodotto di intrattenimento: grande musica (a partire dai titoli “cantati” da Adele sullo sfondo delle solite geniali e suggestive ricerche grafiche a cui 007 ci ha abituato), grande azione ottimamente fotografata, belle donne e belle macchine, ironia pungente e a volte scorretta distribuita a piene mani come solo Bond si può permettere. 
Così si perdonano volentieri certe forzature della trama, qualche passaggio che forse non terrebbe a una stretta logica, ma che per noi spettatori fa solo parte di quel mondo senza tempo (ma non per questo fuori dal tempo) in cui bene e male, benché sempre ricchi di sfumature (quelle ombre di cui parla M), possono essere chiamati con il loro nome e l’ideale, rievocato dal Tennyson di cui sopra, riesce a conquistare anche l’anima dei più spietati pragmatici.

Luisa Cotta Ramosino

Sorridendo su... 007 
[Tratta dall'ACEC: Associazione Cattolica Esercenti Cinema
http://www.saledellacomunita.it/sale_della_comunita/tutte_le_vignette/00003889_Sorridendo_su_007.html]



13 novembre, 2012

Le nevi del kilimangiaro


Trama:
A Marsiglia, oggi. I nomi degli operai da licenziare sono stati estratti a sorte e Michel, rappresentante sindacale incaricato dell'operazione, ha inserito e sorteggiato anche il proprio. Senza lavoro, Michel è però felice accanto a Marie Claire, con la quale festeggia trenta anni di matrimonio, ai figli e ai nipoti. Una sera due uomini mascherati irrompono nella loro casa, legano i presenti, li derubano di tutto. Incredulo di fronte a questo episodio, Michel lo è anche di più quando scopre che uno dei malviventi è un ventenne, ex collega, anch'egli licenziato. D'istinto Michello lo denuncia, poi conosce meglio la sua situazione, sa che ormai non può evitargli una condanna e, d'intesa con la moglie, si adopra per rendere meno gravosa la pena che dovrà scontare.

Scheda:
Titolo originale: Les Neiges du Kilimandjaro
Nazione: Francia
Anno: 2011
Genere: Drammatico
Durata: 90'
Regia: Robert Guédiguian
Sito ufficiale: diaphana.fr/film/les-neiges-du-kilimandjaro
Sito italiano: www.sacherdistribuzione.it/nevi_kilimangiaro.html
Cast: Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Grégoire Leprince-Ringuet, Anaïs Demoustier, Robinson Stévenin, Adrien Jolivet, Karole Rocher, Jacques Boudet, Gérard Meylan
Produzione: Agat Films & Cie, Ex Nihilo
Distribuzione: Sacher Distribuzione
Data di uscita: Cannes 2011
02 Dicembre 2011 (cinema)

Recensione:
[tratta da http://www.sentieridelcinema.it/recensione.asp?ID=1692]
L’inizio è folgorante: siamo al porto di Marsiglia, e un sindacalista estrae da un’urna dei nomi; venti uomini, che capiamo subito essere altrettanti licenziati. Tra questi lo stesso sindacalista, Michel, che non ha voluto approfittare della situazione e ha voluto rischiare il posto come gli altri compagni. Triste, ma circondato dall’affetto di moglie, figli e nipoti, Michel festeggia con l’amata Claire i trent’anni di matrimonio: e si vede che si amano davvero teneramente, e festeggiano volentieri la loro unione davanti a parenti, amici e colleghi (tra cui i 19 licenziati, ma alcuni conosciuti da Michel a mala pena). Il regalo di figli e amici è una cassetta piena di soldi per un viaggio in Africa (da qui il titolo del film, che riprende il titolo della canzone di Pascal Danel che fa da leitmotiv): soldi che fanno gola a qualcuno, che irrompe a casa loro mentre sono a cena con la sorella di lei e suo marito, amico fraterno di Michel. Picchiati e umiliati, senza i soldi dell’agognato viaggio, Michel e Claire sono abbattuti. Ma il peggio deve ancora venire, quando Michel – militante vecchio stampo, cresciuto nel mito del martire socialista Jean Jaurès – scopre che uno dei due ladri è uno dei licenziati; che oltre tutto è un bravo ragazzo, che tira su i fratelli piccoli abbandonati dai genitori. Ormai la denuncia però è partita. Il senso di colpa inizia a tormentare i due coniugi…
Con Le nevi del Kilimangiaro (incredibilmente piazzato fuori dal concorso principale a Cannes 2011) Robert Guédiguian torna sui luoghi dei suoi film più noti (Marjus e Jeannette, La ville est tranquille, Marie-Jo e i suoi due amori) in cui canta la povera gente di Marsiglia, come un Ken Loach francese e ancora più arrabbiato, per quanto anche lui alterni dramma e commedia con abilità. Dopo alcuni film di diverso taglio (tra cui Le passeggiate al Campo di Marte su François Mitterand), torna appunto ai temi più cari, del lavoro e dell’appartenenza politica spesso tormentata. E stavolta centra il suo capolavoro, con questo film ispirato al poema di Victor Hugo Les pauvres gens; grazie anche ad attori bravissimi, dalla personale “musa” Ariane Ascaride all’ottimo Jean-Pierre Darroussin, a Gérard Meylan già visto altre volte nella sua filmografia; e grazie a un taglio meno schematico e ideologico di altre volte.
Sono tanti i cambi di direzione di un film che sembra partire dal dramma della perdita del lavoro ma poi si orienta sulle perdite di certezze: per Michel e Claire, come per la sorella sotto choc e il cognato arrabbiato, quell’irruzione di due ladruncoli è un bivio, davanti al quale decidere che fare della loro vita. Nutrire sentimenti di vendetta o perdonare? Agitare un paternalismo per un ragazzo che, in prigione, rischia una condanna a 15 anni eppure non solo non si scusa ma provoca e sbraita la sua rabbia verso “compagni” ormai imborghesiti? Vivere nel senso di colpa perché, pur in difficoltà, sono più garantiti di poveri veri, giovani e senza garanzie (“abbiamo combattuto anche per loro e ci odiano perché abbiamo un auto e una casa”)? Ci sono spunti buoni anche per l’attualità, in una crisi che attanaglia l’Europa e l’Occidente da anni e su una sinistra in cerca di soluzioni per contraddizioni sempre più gravi e drammatiche. Ma il cuore del film è nella reazione che scatta di fronte ai due fratellini del ladro, abbandonati da una madre che non vuole essere tale e lasciati soli a se stessi. Quei due bambini sono un pungolo per la coscienza. Impossibile non commuoversi di fronte alle prima timide, poi sempre più certe iniziative di Claire e poi Michel verso di loro; e verso se stessi, come di chi riscopre un cuore che rischiava l’assopimento. 
Il merito di Guédiguian è di evitare retorica e facili scorciatoie: senza voler rovinare la sorpresa di un film che è intessuto di tanti piccoli scarti e colpi di scena, è da sottolineare come il regista francese non rappresenti una realtà edulcorata ma vera, in cui i tentativi anche buoni vengono frustrati, in cui a ogni passo sicuro sembra alternarsi uno più incerto. E il lieto fine che ha infastidito alcuni non è tale. Perché per due amici che capiscono e cambiano sguardo di fronte alla situazione vissuta, ci sono figli che non accettano la generosità imprevedibile e disinteressata di genitori che sembrano alieni. Ma sono tanto più umani di loro. E consapevoli che stare bene nella propria realtà è più vero, e li rende più felici, di una fuga in un viaggio esotico. Soprattutto, il film ci interroga su un fatto tanto evidente quanto misconosciuto: anche dalla crisi può nascere qualcosa di buono, per chi si gioca completamente. Iniziando a scoprire cosa vale davvero, senza temere rivoluzioni nella propria vita.

Antonio Autieri





07 novembre, 2012

Cesare deve morire


Trama:
Roma, oggi. Nel teatro del carcere di Rebibbia si chiude la rappresentazione del Giulio Cesare di Shakespeare. Mentre gli 'attori' rientrano nelle rispettive celle, l'azione torna in flash back a sei mesi prima. Il regista teatrale Fabio Cavalli illustra ai detenuti il progetto della messa in scena del Giulio Cesare. Prima tappa, i provini. Seconda tappa: l'assegnazione dei ruoli. E di questi che nella finzione saranno Cesare, Bruto, Cassio si dice chi sono e a quali pene sono stati condannati. Poi cominciano le prove tra ansia e speranze, e arriva il momento in cui l'interpretazione di un personaggio fittizio si scontra con quello che si è e si è stati nella vita. Rabbia, ripicche, scontri verbali. Poi si va in scena, il pubblico segue con attenzione e alla fine applaude. Ed ecco di nuovo l'inizio con il rientro in cella.

Scheda:
Titolo originale: Cesare deve morire
Nazione: Italia
Anno: 2012
Genere: Documentario
Durata: 76'
Regia: Paolo Taviani, Vittorio Taviani
Sito ufficiale: www.sacherdistribuzione.it/cesare_deve_morire.html
Cast: Cosimo Rega, Salvatore Striano, Giovanni Arcuri, Antonio Frasca
Produzione: Kaos Cinematografica, Rai Cinema
Distribuzione: Sacher Distribuzione
Data di uscita: Berlino 2012
02 Marzo 2012 (cinema)

Recensione:
[tratta da http://www.sentieridelcinema.it/recensione.asp?ID=1749]

Fresco vincitore dell'Orso d'Oro dal Festival di Berlino, il docufilm dei fratelli Taviani è una pellicola che sorprende e affascina con una vitalità e una rilevanza che sono ormai rare nel cinema italiano.
La messa in scena del Giulio Cesare di Shakespeare all’interno del carcere di Rebibbia ha per interpreti uomini che hanno sulle spalle pene che vanno fino all’ergastolo per delitti di mafia, camorra e similari, ed è raccontata attraverso un intenso bianco e nero che rappresenta una voluta mediazione rispetto al puro naturalismo documentaristico del colore.
Non un semplice documentario, dunque, ma nemmeno un film di finzione, l'esperimento dei Taviani è di quelli che sfidano lo spettatore a fare un incontro simile a quello che ha fatto nascere il progetto. Che è prima di tutto l’incontro dei registi, nel braccio di massima sicurezza del carcere di Rebibbia, con un’esperienza messa in piedi dall’attore Fabio Cavalli, l’incontro con una materia umana dolorosa che è stata punto di partenza per trovare delle verità universali, ma anche per costruire una relazione affettiva con gli interpreti.
Di qui anche la scelta dell’opera da mettere in scena: secondo i Taviani “il Giulio Cesare ha il merito di contenere delle naturali consonanze con le esperienze del carcere: i concetti di potere, tradimento, congiura, omicidio sono parte dell’esperienza dei carcerati (ma anche della nostra), parte del loro dramma così come del dramma dei personaggi di Shakespeare”. 
Un’intuizione da cui sono nati, nel corso delle riprese, intensi rapporti umani, che per altro non fanno venire meno il giudizio su ciò che gli attori improvvisati hanno fatto. Il passato dei carcerati, il loro presente nella situazione drammatica delle carceri italiane di oggi, la prospettiva per il futuro (che per almeno alcuni di loro significa solo e sempre il carcere...) tutto diventa parte di questo lavoro. Il modo di espressione è diretto ed emotivo, soprattutto quando a recitare è un ex carcerato e oggi attore come Salvatore Striano (nel curriculum anche Gomorra e FortApasc), che nel film ha la parte di Bruto.
Non si tratta certamente di un film "facile", e tuttavia la sintesi operata rispetto al testo da rappresentare (di cui però vengono messi in scena alcuni passaggi chiave, quelli più familiari a un pubblico vasto), l'uso dei dialetti da parte degli interpreti, nonché le trovate nella scelta degli ambienti che fanno da sfondo alle varie scene (il cortile dell'ora d'aria, i corridoi e le scale, ma anche le celle con le loro finestre bloccate) rendono dinamica e interessante la costruzione. 
Senza mai cadere nel patetico i Taviani "tirano fuori" la verità dei personaggi Shakespeariani, così come quella dei carcerati e degli ex-carcerati diventati attori, sfidando il pubblico a intrecciare queste verità psicologiche (ma non solo) per trovare la propria personale interpretazione del testo e delle storie individuali.

Luisa Cotta Ramosino

Hotel Transylvania


Trama:
Il Conte Dracula gestisce un raffinato albergo per mostri nella sua Transylvania. Quando, un giorno, Van Helsing, un cacciatore di mostri bussa all'ingresso dell'albergo alla ricerca di una camera, coglie tutti di sorpresa. La sorpresa sarà ancora più grande, però, quando Van Helsing si innamora della figlia di Dracula, Mavis, che lo ricambia infrangendo il codice etico dei mostri. Quando i due ragazzi scoprono di essere "nemici" faranno di tutto per portare la pace fra i loro due mondi e poter, cos', vivere il loro amore serenamente...

Scheda:
Titolo originale: Hotel Transylvania
Nazione: U.S.A.
Anno: 2012
Genere: Animazione
Durata: 91'
Regia: Genndy Tartakovsky
Sito ufficiale: www.welcometohotelt.com
Cast (voci): Adam Sandler, Selena Gomez, Andy Samberg, Steve Buscemi, Kevin James, David Spade, Fran Drescher, Jon Lovitz, Molly Shannon, Cee-Lo Green, David Koechner
Produzione: Sony Pictures Animation
Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia
Data di uscita: 08 Novembre 2012 (cinema)

Orari:
SABATO 10 NOVEMBRE: ore 17,45 - 21,15
DOMENICA 11 NOVEMBRE: ore 17,30 – 21,15
LUNEDI’ 12 NOVEMBRE:         ore 21,15