29 marzo, 2011

L'orso Yoghi

Trama:
Jellystone Park è in forte crisi finanziaria e per questo motivo il sindaco Brown ha deciso di chiuderlo e vendere il terreno. Questo significa che le famiglie non potranno più godere della bellezza della natura e degli spazi all'aperto e, cosa ancora peggiore, Yoghi e il suo compagno Bubu saranno costretti a lasciare l'unica casa che hanno mai conosciuto. Alle prese con la più grande sfida mai affrontata, Yoghi dovrà dimostrare di essere più astuto di qualunque altro orso, e insieme a Bubu dovrà allearsi con il ranger Smith per trovare una soluzione e salvare il parco dalla chiusura definitiva...

Scheda:
Titolo originale: Yogi Bear
Nazione: U.S.A., Nuova Zelanda
Anno: 2010
Genere: Animazione
Durata: 80'
Regia: Eric Brevig
Sito ufficiale: www.yogibear.warnerbros.com
Sito italiano: www.orsoyoghi.it
Social network: facebook
Cast (voci): Dan Aykroyd, Christine Taylor, Justin Timberlake, Tom Cavanagh, Anna Faris, T.J. Miller, Andrew Daly
Produzione: Sunswept Entertainment, De Line Pictures, Picnic Basket
Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia

Orari:



Domenica 3 apr

17,30





22 marzo, 2011

Il discorso del Re

Trama:
Dopo la morte di suo padre Re Giorgio V (Michael Gambon) e la scandalosa abdicazione di Re Eduardo VIII (Guy Pearce), Bertie (Colin Firth), che soffre da tutta la vita di una forma debilitante di balbuzie, viene improvvisamente incoronato Re Giorgio VI d'Inghilterra. Con il suo paese sull'orlo della guerra e disperatamente bisognoso di un leader, sua moglie, Elisabetta (Helena Bonham Carter), la futura Regina Madre, organizza al marito un incontro con l'eccentrico logopedista Lionel Logue (Geoffrey Rush). Dopo un inizio burrascoso, i due si mettono alla ricerca di un tipo di trattamento non ortodosso, finendo col creare un legame indissolubile. Con l'aiuto di Logue, della sua famiglia, del suo governo e di Winston Churchill (Timothy Spall), il Re riuscirà a superare la sua balbuzie e farà un discorso alla radio che ispirerà il suo popolo e lo unirà in battaglia.

Scheda:
Titolo originale: The King's Speech
Nazione: Regno Unito, Australia
Anno: 2010
Genere: Drammatico, Storico
Durata: 111'
Regia: Tom Hooper
Sito ufficiale: www.kingsspeech.com
Sito italiano: www.35mm.it/ildiscorsodelre
Cast: Helena Bonham Carter, Colin Firth, Guy Pearce, Michael Gambon, Geoffrey Rush, Jennifer Ehle, Timothy Spall, Derek Jacobi, Eve Best, Anthony Andrews
Produzione: See Saw Films, Bedlam Productions
Distribuzione: Eagle Pictures

Orari:
Sabato 26 mar

no

Domenica 27 mar

17,30 - 21,15

Lunedì 28 mar

21,15


Recensione
Tratta da http://www.sentieridelcinema.it/recensione.asp?ID=1433

Sarà forse per compensare tutto il bailamme mediatico che avvolge i reali britannici, dalle le intrusioni nella vita privata alle disavventure familiari e istituzionali, il fatto è che il cinema inglese sa anche fare film che presentano la famiglia reale in quegli aspetti che, a noi comuni mortali, li fanno apparire molto meno privilegiati di quanto si possa pensare. È stato così per The Queen, che rivelava una Elisabetta ben lontana dalla freddezza con cui si pensava avesse vissuto la tragedia della morte di Diana; è così anche in questo Il discorso del Re, che rivela quanto Albert di Windsor, Duca di York (Colin Firth), abbia dovuto affrontare: una corona non voluta (dopo la rinuncia del fratello Edoardo VIII che preferì abdicare per sposare la divorziata Wallis Simpson), la II guerra mondiale e, argomento del film, una balbuzie in grado di terrorizzare colui che doveva rivolgersi all’Impero Britannico in giorni di grande tribolazione. Ai tempi la radio era il principale mezzo di comunicazione di massa e le prove che i sudditi di sua Maestà avrebbero dovuto di lì a poco affrontare nella guerra contro la Germania di Hitler richiedevano una presenza pubblica e una voce forte e sicura, un aspetto che mancava al giovane successore al trono, alla disperata ricerca di qualcuno che potesse aiutarlo. Il rapporto tra il futuro Giorgio VI e un logopedista australiano (Lionel Logue, interpretato da Geoffrey Rush), è storico, e il regista Tom Hooper (già autore de Il maledetto United) accentua la differenza tra i due uomini, che non è solo di ruolo: Lionel è un ex attore australiano, molto poco avvezzo alle formalità abituato a dare e farsi dare del tu, cosa difficilmente concepibile per il Duca di York e futuro Re. Ma Lionel capisce che deve convincere il Re a fidarsi di lui, o entrambi falliranno. Fermamente certo che la balbuzie non sia una malattia congenita, Logue - poco a poco e non senza errori e battute d’arresto – riesce, come uno psicanalista, a risalire alle cause giovanili del blocco del linguaggio di Albert, e lentamente a ridargli fiducia. Determinante anche il ruolo della famiglia: la moglie Elizabeth (Elena Bonham Carter è quella che poi passerà alla storia come la Regina Madre) e le due giovani Elizabeth e Anna. Un film avvincente, educativo (chi dei nostri giovani conosce questo importante pezzo di storia europea?), girato anche enfatizzando i particolari che distinguono il microcosmo reale (con campi lunghi e riprese dal basso che accentuano una certa solennità), contrapposto alla vita quotidiana dei sudditi.

Beppe Musicco

15 marzo, 2011

Femmine contro maschi

Trama:
In 'Femmine contro Maschi' si intrecciano tre storie dedicate ai buffi difetti delle donne, intorno al tema generale della disperata ricerca dell'uomo ideale. Qui si ritrovano tutti i personaggi di 'Maschi contro femmine', insieme ad alcuni, importanti, nuovi acquisti.
Nella prima, l'androloga Anna (Luciana Littizzetto) e il benzinaio Piero (Emilio Solfrizzi) sono alle prese con il noioso tran-tran di un matrimonio ventennale. Lei colta e affettuosa, lui ignorante e traditore. Quando un provvidenziale incidente fa perdere a Piero la memoria, Anna lo riformatta, cercando di trasformarlo nell'uomo perfetto. Piero diventa così un maggiordomo-amante-cuoco, insomma, il marito che lei aveva sempre sognato. Ma un giorno...
Nella seconda storia, il bidello Rocco e l'impiegato Michele (Ficarra e Picone) suonano in una cover band dei Beatles. Rocco è osteggiato dalla compagna (Francesca Inaudi), maestra nella stessa scuola, mentre Michele, grazie ad una sapiente bugia, riesce a tenere all'oscuro sua moglie (Serena Autieri), una donna manager che crede che abbia smesso con la musica. Quando Rocco, dopo l'ennesimo litigio in famiglia, viene ospitato da Michele, la bugia rischia di essere svelata. Il tutto mentre la moglie di Michele aspetta un bambino e i due amici si stanno preparando per una importante gara di cover band che sognano di vincere...
Nella terza storia, il chirurgo plastico Marcello (Claudio Bisio) e l'impiegata Paola (Nancy Brilli) sono una coppia divorziata da anni. I due fingono di essere una famiglia felice solo quando vanno a trovare la mamma di lui (Wilma De Angelis) ottantenne e malata di cuore. Quando un cardiologo diagnostica pochi giorni di vita alla nonna, quest'ultima chiede di poterli passare con la sua famiglia a casa loro. I due divorziati si ritrovano a vivere forzatamente insieme e a recitare la parte 24 ore su 24. Mentre la presenza della nonna si fa sempre più invadente, il figlio più piccolo Lorenzo (Edoardo Cesari), si innamora di una sua compagna di quinta elementare e sceglie proprio un bidello (Ficarra) come suo ispirato mentore in amore!

Scheda:
Titolo originale: Femmine contro maschi
Nazione: Italia
Anno: 2010
Genere: Commedia
Durata: 96'
Regia: Fausto Brizzi
Sito ufficiale:
Cast: Serena Autieri, Claudio Bisio, Nancy Brilli, Luciana Littizzetto, Ficarra, Picone, Lorenzo Cesari, Wilma De Angelis, Emilio Solfrizzi, Francesca Inaudi
Produzione: Medusa
Distribuzione: Medusa

Orari:
Sabato 19 mar

21,15

Domenica 20 mar

18,00 - 21,15

Lunedì 21 mar

21,15

Recensione:
Tratta da: http://www.sentieridelcinema.it/recensione.asp?ID=1437

Seconda parte del dittico iniziato da Maschi contro femmine: rispetto al primo episodio, debolissimo, questa seconda parte è più riuscita e compatta. E il merito è soprattutto nel cast, decisamente di altro spessore rispetto ai vari Alessandro Preziosi, Paola Cortellesi, Nicolas Vaporidis. Ficarra & Picone, in modo particolare, si confermano come una coppia comica di gran valore al cinema dopo le piacevoli prove di Il 7 e l'8 e La matassa. Sono loro il vero valore aggiunto al film e le loro storie, per quanto elementari e prevedibili, sono la cosa migliore del film. Soprattutto, i due riescono a essere simpatici senza ricorrere alla volgarità o alla risata grassa. Bene anche Emilio Solfrizzi nella parte di uno uomo tutto calcio & pub che vede la vita sconvolta dopo un banale incidente di strada: è un attore simpatico e versatile e che vorremmo vedere anche in ruoli meno ovvi. Claudio Bisio, sempre più uguale a se stesso, è il protagonista del terzo episodio, è un chirurgo plastico divorziato dalla sua ex (un'inguardabile Nancy Brilli) e che per amore della madre malata dovrà fingere che la sua è una famiglia ancora unita. Il film è quello che ci si sarebbe aspettato dopo il primo episodio: al di là delle scelte di casting più azzeccate, ricorre a facili cliché per rappresentare l'eterna guerra dei sessi ma non va mai oltre a una descrizione superficiale dello stesso e in questo tradisce proprio la commedia all'italiana a cui il regista Fausto Brizzi vorrebbe guardare. Là i tipi e le maschere sintetizzavano un mondo che veniva non soltanto riflesso o rappresentato, ma scavato: si pensi alle tante maschere di gente come Sordi, Gassman o lo stesso Villaggio-Fantozzi. Nei film di Brizzi, la maschera è svuotata di ogni contenuto ed è ridotta a semplice tic, a puro folklore, come avviene nei tanto vituperati cinepanettoni (di cui Brizzi è stato più volte cosceneggiatore). C'è il chirurgo plastico cinico (tra l'altro proprio come De Sica in Christmas in Love), il benzinaio fedifrago, la Littizzetto urologa: ma questi personaggi non rimandano a null'altro se non a se stessi. Anzi, quel che è peggio, spesso le storie proposte da Brizzi, da Notte prima degli esami, passando per Ex fino appunto a questo dittico, sono lo spunto per dare sfoggio di un cinismo che appare gratuito e forzato. Come nel finale del pur interessante Notte prima degli esami, lo studente Nicolas Vaporidis rimaneva fregato – proprio sul più bello, nel supremo momento degli esami di maturità – dal suo insegnante Giorgio Faletti, così Solfrizzi vive il rapporto matrimoniale con la Littizzetto come una vera e propria esperienza di prigionia, per poi mandarla a quel paese con urlo liberatorio in coro insieme agli amici al bar. Così, fatta eccezione per l'episodio con Ficarra & Picone, più delicato e positivo, i personaggi di Solfrizzi, Littizzetto, Bisio e Brilli non sono così distanti da quelli incontrati nel primo episodio: le loro storie finiscono “bene”, ma non all'insegna di una positività che nasce da un impegno deciso e serio con la vita come in Immaturi di Paolo Genovese, bensì come frutto di una reazione dettata dal puro sentimento. L'intervento sul finale della Littizzetto per ricucire il rapporto con il marito suona poco verosimile e contraddittorio rispetto a un rapporto segnato da delusioni, noia, abbandono. Ma chi glielo fa fare, verrebbe da chiedersi se non per un sentimentalismo retorico? Il fatto è che se proprio in Immaturi – che con il dittico di Brizzi ha tanto in comune, dalle musiche accattivanti, al cast ammiccante e alla leggerezza delle situazioni – i personaggi si mettevano in gioco e in moto dopo una serie di vicende, quelli di Brizzi invece non cambiano mai ma perché non fanno mai un'esperienza di amore, di amicizia e di bene, elementi pressoché assenti in Femmine contro maschi e sostituiti da parole di più facile consumo ma dalla vita assai breve. Così l'amore è ridotto al sesso; l'amicizia a una complicità tra maschi o femmine; il bene a una soddisfazione personale. E l'uomo ridotto a triste caricatura di se stesso.

Simone Fortunato

08 marzo, 2011

Il Grinta

Trama:
Il Grinta è un'avventurosa storia Western di vendetta e coraggio.
Ambientato intorno al 1870, nell'America di frontiera subito dopo la Guerra Civile, è raccontato da Mattie Ross, che a 14 anni si mette in viaggio verso Fort Smith, nell'Arkansas determinata ad ottenere giustizia per la morte del padre, ucciso a sangue freddo.
Mattie Ross (Steinfeld) arriva a Fort Smith unica rappresentante della propria famiglia, in cerca del codardo Tom Chaney (Brolin), che si dice abbia ucciso suo padre in cambio di due pezzi d'oro, prima di fuggire in Territorio Indiano, facendo perdere le sue tracce. Determinata ad inseguire Chaney per vederlo un giorno impiccato, Mattie chiede aiuto ad uno dei più spietati sceriffi della città - l'ubriacone dal grilletto facile Rooster Cogburn (Bridges), che, dopo aver rifiutato più volte, alla fine accetta di aiutare Mattie a trovare Chaney. Ma Chaney è già inseguito dal ciarliero Texas Ranger LaBoeuf (Damon), che da la caccia al killer per riportarlo in Texas e riscuotere la grossa taglia che pende sulla sua testa - circostanza che porta il trio ad incontrarsi lungo la strada. Determinati e testardi, ciascuno guidato da un suo codice morale particolare, formano un ensamble improbabile che cavalca verso un futuro imprevedibile avvolto nella leggenda e fatto di errori e brutalità, di coraggio e delusioni, accanimento e purissimo amore...

Scheda:
Titolo originale: True Grit
Nazione: U.S.A.
Anno: 2010
Genere: Western
Durata: 110'
Regia: Ethan Coen, Joel Coen
Sito ufficiale: www.truegritmovie.com
Sito italiano: http://www.ilgrinta-ilfilm.it/
Social network: facebook, twitter
Cast: Jeff Bridges, Hailee Steinfeld, Matt Damon, Josh Brolin, Barry Pepper, Dakin Matthews, Jarlath Conroy, Paul Rae, Domhnall Gleeson, Elizabeth Marvel, Ed CorbinLeon Russom
Produzione: Scott Rudin Productions, Mike Zoss Productions
Distribuzione: Universal Pictures Italia

Orari:
Sabato 12 mar

21,15

Domenica 13 mar

17,30 - 21,15

Lunedì 14 mar

21,15


Recensione:
Tratta da http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-il-grinta-1004.htm

Remake dell'omonimo film che valse l'unico Oscar della carriera a John Wayne nel 1969, è un grande western classico, probabilmente il più riuscito dai tempi de Gli spietati di Eastwood del 1992. Così il western per i fratelli Coen (ma attenzione perché come produttore esecutivo c'è un certo Steven Spielberg) è una grande sfida. Il western è il genere principe del cinema americano ed ha raccontato sempre, tra alti e bassi, una concezione della vita animata da ideali semplici quanto grandi – l'amicizia, il sogno americano, la famiglia – in un terreno arido dove a scontrarsi era spesso il male e il bene ben delineati e facilmente riconoscibili.

Anche la storia del western conosce mutamenti, strappi e complessità, ma il territorio dove si muovono diligenze e cowboy e indiani è un territorio profondamente morale e le storie in esso ambientate, fino ai tardi western come Balla coi lupi (Costner, 1990) o il già citato Gli spietati, sono storie realistiche e metaforiche al tempo stesso. Così, i Coen prendono come punto di riferimento un western tardo con Wayne, rimangono aderenti nel complesso alla storia, prendendosi delle libertà nel finale e dirigono un film perfetto, commovente, intessuto di grandi omaggi al cinema del passato. E che omaggi! Se infatti dietro la storia della tenace ragazzina protagonista (resa con una interpretazione da Oscar dall'esordiente e giovanissima Hailee Steinfeld) alla ricerca dell'uomo che l'ha resa orfana si nasconde una storia e un percorso simile proprio a Sentieri selvaggi, è anche vero che il simbolismo forte della vicenda (il viaggio per incontrare il Male come percorso di crescita e di consapevolezza) richiama quello che è stato considerato, a ragione, come il film americano per eccellenza, quel meraviglioso La morte corre sul fiume di Charles Laughton che metteva in viaggio due orfanelli in fuga da un uomo che aveva loro ucciso la madre e che i Coen richiamano esplicitamente nello splendido finale sulle note di Leaning on everlasting arms.

Sarebbe però riduttivo guardare al film dei Coen come una semplice rassegna per quanto elegante di grandi film del passato, come si capisce fin dall’incipit (“A questo mondo nulla è gratuito eccetto la grazia di Dio”). Il Grinta è il racconto di un viaggio di tre personaggi feriti dalla vita. Ferite fisiche, come si vedrà nel corso del film, ma anche ferite meno visibili e più dolorose che non si rimargineranno mai: Mattie, la ragazzina, dovrà chiudere letteralmente i conti che la morte del padre ha lasciato aperto; il Grinta deve convivere con un passato oscuro segnato dall'abbandono e dalla solitudine. Personaggi pieni di limiti, per nulla eroici nel senso più ovvio del termine, che il Destino metterà insieme per un viaggio che li cambierà profondamente.

In particolare, in questo strano triangolo che si vedrà formare – uno sceriffo alcolizzato, un ranger un po' arrogante e una ragazzina tenace ma che non sa nulla della vita – saranno proprio i due uomini burberi e selvatici a cambiare nel rapporto con Mattie, colpiti, anche inteneriti da quella tenacia mai vista, da quelle ragazzina pronta ad attraversare le terre selvagge per guardare in faccia il Male che ha toccato la sua vita. Così, dopo i diversi colpi di scena del film, raccontato tra l'altro con continui rimandi a immagini bibliche come fossimo in un racconto di Flannery O'Connor, non può colpire la commovente sequenza in cui vediamo un vecchio che – prima facendo correre all'impazzata il cavallo e poi in una lunga, interminabile marcia a piedi – non si dà per vinto. Ma tenacemente porta in salvo dal Male quella bambina che gli aveva cambiato il cuore.

Simone Fortunato



01 marzo, 2011

Immaturi

Trama:
Giorgio (Raoul Bova), Lorenzo (Ricky Memphis), Piero (Luca Bizzarri), Luisa (Barbora Bobulova), Virgilio (Paolo Kessisoglu), Francesca (Ambra Angiolini): cosa hanno in comune questi trentottenni?
Semplice, 20 anni fa erano compagni di scuola. Ma soprattutto erano amici, erano un gruppo. Poi è successo qualcosa e il gruppo si è frantumato. Ma tra poco torneranno ad esserlo, almeno per qualche giorno: il Ministero della Pubblica Istruzione ha annullato il loro esame di maturità e lo dovranno rifare. Pena l'annullamento di tutti i titoli successivamente conseguiti.
E così li vedremo di nuovo insieme, come ai vecchi tempi, con qualche ruga di più e qualche capello di meno. Con la voglia di risentire il sapore della giovinezza e la consapevolezza, più o meno profonda, che quel periodo è passato.
Una commedia brillante e sentimentale che riporta una generazione a confrontarsi con la vita che dopo 20 anni è andata da tutte le parti, fra sogni e disillusioni.

Scheda:
Titolo originale: Immaturi
Nazione: Italia
Anno: 2010
Genere: Commedia
Durata: 108'
Regia: Paolo Genovese
Sito ufficiale: http://immaturi.libero.it
Cast: Raoul Bova, Barbora Bobulova, Luisa Ranieri, Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu, Ricky Memphis, Giovanna Ralli, Giulia Michelini, Ambra Angiolini, Anita Caprioli, Maurizio Mattioli
Produzione: Medusa Film
Distribuzione: Medusa

Orari:
Sabato05 mar

no

Domenica06 mar

17,30 - 21,15

Lunedì07 mar

21,15


Recensione:
Tratta da

Commedia leggera ma intelligente, anche controcorrente. I film a cui guarda il bravo Paolo Genovese, regista de La banda dei Babbi Natale e qui anche sceneggiatore sono da un lato Notte prima degli esami di Brizzi, con il repertorio musicale all'insegna della nostalgia dei bei tempi; dall'altro, i film mocciani adolescenziali Scusa ma ti chiamo amore e Scusa ma ti voglio sposare. Ma lo spirito di Immaturi è ben diverso e il discorso è di segno opposto. Vari quarantenni si ritrovano anni dopo per uno strano (e simbolico) caso del Destino: dovranno riprendere la maturità. Sarà l'occasione questa non solo per ricominciare a frequentarsi ma anche per affrontare con decisione, da adulti, tutta una serie di problemi. Raoul Bova (purtroppo la cosa peggiore del film, inespressivo proprio come nei film di Moccia), vive con apprensione la gravidanza della compagna. Non vuole questo figlio e la sua incertezza manda in crisi il rapporto. Luca Bizzarri, un po' proprio come il Bova di Scusa ti chiamo amore, è diviso tra l'amore della fidanzata e l'attrazione per una diciannovenne. Ambra Angiolini è in cura perché sesso-dipendente, la Bobulova deve crescere da sola la figlioletta. E infine Ricky Memphis, il migliore del cast, bravissimo, simpaticissimo e stralunato: peccato non vederlo utilizzato spesso al cinema. Lui è l'eterno bamboccione, che vive ancora coi genitori (gli ottimi Maurizio Mattioli e Giovanna Ralli) e che da giovane era un “secchione” più per paura che per amore dello studio. Alla classe di un tempo si aggiungeranno anche Kessisoglu e la Caprioli, percorsi entrambi dalla stessa indecisione e immaturità. Il film è simpatico e leggero, un po' diseguale: il rapporto tra Memphis e la Bobulova è molto più centrato di quello tra Bova e la Ranieri. Soprattutto, è il racconto di un'amicizia che costruisce, di gente che, aiutata da un'amicizia ritrovata, si rimette in gioco come ricordano le ultime belle sequenze, con tanto di stoccata significativa ai fan dell'amore mordi e fuggi, i nuovi disimpegnati epicurei. Questa è la vera maturità ci dice, senza troppi discorsi e riducendo al minimo il sentimentalismo, Paolo Genovese: fare delle scelte, prendersi delle responsabilità, sfidare una realtà che farà anche un po' paura ma che in fondo è positiva. Ed è una sfida in cui si è sempre accompagnati, come ben evidenzia la chiusura della storia tra Memphis e Bobulova, una storia d'amore che parte da una storia certa (la fotografia della Torre Eiffel) e finisce in una casa accogliente e dalle fondamenta sicure.

Simone Fortunato