13 dicembre, 2011

Il Gatto con gli Stivali


Trama:
Spade incrociate e cuori spezzati in quest’avventura con protagonista uno dei personaggi più amati della saga di “Shrek”: Gatto con gli stivali

Scheda:

Titolo originale: Puss in Boots
Nazione: U.S.A.
Anno: 2011
Genere: Animazione
Durata: 90'
Regia: Chris Miller
Sito ufficiale:
Sito italiano: www.ilgattoconglistivali-ilfilm.it
Social network: facebook, twitter
Cast (voci): Antonio Banderas, Salma Hayek, Billy Bob Thornton, Amy Sedaris, Walt Dohrn, Zeus Mendoza
Produzione: DreamWorks Animation
Distribuzione: Universal Pictures Italia
Data di uscita: 16 Dicembre 2011 (cinema)

Orari:
Sabato 17 dic
 21,15
Domenica18 dic
 18,30 - 21,15
Lunedì19 dic
 21,15

06 dicembre, 2011

Scialla! (stai sereno)


Trama:
Bruno Beltrame ha tirato i remi in barca, e da un bel po’. Del suo antico talento di scrittore è rimasto quel poco che gli basta per scrivere su commissione "i libri degli altri", le biografie di calciatori e personaggi della televisione (attualmente sta scrivendo quella di Tina, famosa pornostar slovacca divenuta produttrice di film hard); la sua passione per l’insegnamento ha lasciato il posto a uno svogliato tran-tran di ripetizioni a domicilio a studenti altrettanto svogliati, fra i quali spicca il quindicenne Luca, ignorante come gli altri, ma vitale e irriverente. Un bel giorno la madre del ragazzo si fa viva, come un fantasma dal passato, con una rivelazione che butta all’aria la vita di Bruno: Luca è suo figlio, un figlio di cui ignorava l’esistenza... Non solo: la donna è in procinto di partire per un lavoro di sei mesi come cooperante in Africa, e il ragazzo non può e non vuole certo seguirla laggiù. La donna chiede a Bruno di ospitarlo a casa sua e di prendersi cura di lui, ma senza rivelargli la sua vera identità. Inizia così una convivenza improbabile fra l’apatico ex professore e l’inquieto adolescente; sei mesi durante i quali Luca si troverà a confrontarsi con una figura maschile adulta e Bruno, suo malgrado, non potrà fare a meno di prendersi cura di quel figlio segreto, che oltretutto sembra destinato a infilarsi in un grosso guaio…

Scheda:
Titolo originale: Scialla! (stai sereno)
Nazione: Italia
Anno: 2011
Genere: Commedia
Durata: 95'
Regia: Francesco Bruni
Sito ufficiale: www.sciallailfilm.it
Cast: Fabrizio Bentivoglio, Barbora Bobulova, Filippo Scicchitano, Vinicio Marchioni, Giuseppe Guarino, Prince Manujibeya
Produzione: 01 Distribution
Distribuzione: 01 Distribution

Orari:

Giovedì08 dic
 21,15
Sabato 10 dic
 no
Domenica11 dic
 17,30 - 21,15
Lunedì12 dic
 21,15

Recensione:
[tratta da http://www.sentieridelcinema.it]

Ci sono film di cui sarebbe istintivo diffidare, per una serie di clichè esposti quasi programmaticamente. Prendiamo Scialla!, debutto alla regia dello sceneggiatore Francesco Bruni (dalla consolidata carriera, soprattutto a fianco di Paolo Virzì, ma anche per tanti altri registi e anche per la tv, si pensi al Commissario Montalbano). In questa commedia brillante e veloce troviamo un professore di mezza età alla deriva, un ragazzo vitale, coatto e sbruffone, un’ex pornostar simpatica e di buon cuore, un boss che ama la cultura e i film d’essai, due baristi invadenti ma affabili e perfino un bidello ironico e saggio. E poi slang tipico degli adolescenti, una scuola dove si fa tutto fuorché studiare, professori dalle buone intenzioni e dalle amare frustrazioni, errori in serie ma anche buoni sentimenti…
Non solo i caratteri, ma anche l’assunto di partenza della storia sembra già visto mille volte: Bruno, professore che ha abbandonato la professione, si divide tra ripetizioni private senza entusiasmo e l’attività – di cui si vergogna – di ghost writer per libri di serie B (l’ultimo, l’autobiografia di un’ex pornostar). Cinquantenne in crisi con la vita, veneto in una Roma che non gli è ostile ma in cui sembra un corpo estraneo. Rimaniamo perplessi anche quando scopriamo che 16 anni prima aveva avuto un figlio in una notte di passione rapidamente dimenticata, da una ragazza poi sparita dalla sua vita. Rimaniamo perplessi perché il tutto ci suona poco credibile. Anche se il protagonista Fabrizio Bentivoglio è formidabile come sempre nella parte di Bruno, che si butta timoroso in questo rapporto con un adolescente, già suo allievo svogliatissimo, di ripetizioni, che alla scuola preferisce far casino sempre e comunque; e che non sa di avere un padre. Quando la madre parte per sei mesi e affida Luca, il ragazzo, proprio al padre, c’è da sospettare che il segreto emergerà presto… E che l’uomo di mezza età demoralizzato e depresso, che non chiede più nulla alla vita, sarà risvegliato dal ragazzo vitale e sfrontato. E viceversa.
Poi però, pian piano, questi clichè e altri i cui vi abbiamo dato cenno, sullo schermo prendono una forma sempre più convincente. Per un’evidente perizia nella scrittura (che è ovviamente il lato forte di Bruni) ma anche per una regia sicura, pulita ma anche mai piatta, che sa variare toni e ritmi, fermarsi quando può e accelerare quando deve. E per una direzione degli attori che prende il meglio da tutti: se di Bentivoglio si sa tutto, e se Barbora Bobulova sono alcuni film che non sbaglia un colpo, dell’esordiente Filippo Scicchitano era inimmaginabile sospettare quanto buchi lo schermo. Si direbbe che Bruni abbia spiato non poco i set dell’amico Virzì.
Ma fin qui, ci fermeremmo all’opera prima più matura del solito (perché ci troviamo di fronte a un esordiente sui generis, che è nel cinema da una vita), simpatica e brillante, non perfetta ma divertente; per esempio, nelle gag sulla convivenza problematica per le reciproche diversità (anche linguistiche) dei due protagonisti. Il punto di forza del film è nel pudico disvelamento di desideri veri e mai immaginati: la paternità per Bruno, un padre per Luca. Desideri veri per personaggi veri, non solo “ben scritti”, cui ci si affeziona. Vite raccontate e non edulcorate: l’uomo sembra sempre sul punto di crollare, il ragazzo pronto a esplodere o fare errori irrimediabili. E quando ne fa uno bello grosso, irrompe un personaggio apparentemente minore ma che dà la sterzata decisiva al film. Un giovane boss arrogante (interpretato da un eccellente Vinicio Marchioni) ma anche amante di una cultura appresa sui banchi di scuola. Un’educazione che sembrava solo un vezzo e che invece aveva buttato i semi in un terreno meno arido di quanto si potesse pensare. E che al momento giusto farà sentire, a sorpresa, i suoi benefici effetti. 

Antonio Autieri



29 novembre, 2011

Happy Feet 2


Trama:
Mambo, il re del tip tap, ha dei problemi con il piccolo Erik, che ha la fobia per la danza. Poi Erik fugge e incontra Sven, un pinguino che può volare! E Mambo non ha alcuna speranza di poter competere con lui.
Ma le cose peggiorano ancora quando il mondo viene sconvolto da forze potenti.
Però Erik scopre il coraggio e la determinazione del padre quando Mambo riunisce attorno a sé la comunità dei pinguini e tutta una serie di creature straordinarie, dai minuscoli krill ai giganteschi elefanti marini, per rimettere le cose a posto.

Scheda:
Titolo originale: Happy Feet Two
Nazione: Australia
Anno: 2011
Genere: Animazione
Durata: 105'
Regia: George Miller
Sito ufficiale: http://happyfeettwo.warnerbros.com/index.html
Sito italiano: wwws.warnerbros.it/happyfeet2/index.html
Cast (voci): Elijah Wood, Robin Williams, Matt Damon, Brad Pitt, Hank Azaria, Sofía Vergara, Pink, Common
Produzione: Kennedy Miller Mitchell, Dr D Studios, Village Roadshow Pictures
Distribuzione: Warner Bros.

Orari:
Sabato 03 dic
 21,15
Domenica04 dic
 17,30 - 21,15
Lunedì05 dic
 21,15

Recensione:
[visionabile al link http://www.sentieridelcinema.it/recensione.asp?ID=1684 ]

22 novembre, 2011

Bar Sport


Trama:
Ci sono bar e bar, ma il Bar Sport è molto di più.
In ogni città, in ogni paese, esiste il Bar Sport, sempre con le porte sulla piazza principale.
Più che un punto di ritrovo, un punto di riferimento, un luogo dell'anima che accomuna e fonde in un solo spazio, un universo di situazioni e personaggi che almeno una volta abbiamo incontrato o che ci piacerebbe conoscere.
Il Bar Sport, gestito da Antonio il Barista detto anche Onassis per la sua tirchieria, è frequentato dal Tennico tuttologo che tutto sa e tutti conosce; dal playboy che racconta le sue improbabili avventure; dalle vecchiette dall'aspetto innocuo e dall'animo perfido, sempre sedute allo stesso tavolino all'angolo; da chi dice sempre che sta per partire; dall'inventore che insegue il record del flipper; dai giocatori di biliardo pronti all'eterna sfida con il bar Moka; da quelli che passano le giornate giocando a carte impegnati in epiche sfide; dai giocatori di calcio balilla…o meglio, di calcetto nei bar di sinistra; dall'innamorato depresso ormai fuso al telefono a gettoni; dal semplice e ingenuo Cocosecco; da Elvira 'lire tremila' dall'inequivocabile lavoro; dal 'cinno' che sogna di diventare un campione di ciclismo; dal vecchietto che passa il tempo davanti alla televisione, sputando in terra; dal timido geometra con la moglie appariscente; dal professore che dà i voti alle ragazze.
Sotto gli occhi sognanti della bellissima cassiera di cui tutti si innamorano, ma che perde la testa per l'affascinante fornaio.
Nel Bar Sport vengono tramandate le imprese dei grandi sportivi entrati nella leggenda come Piva, il calciatore dal tiro portentoso adorato dai tifosi, e il grande Pozzi, il ciclista invincibile impegnato in un'eterna sfida con il famoso Girardoux.


Scheda:

Titolo originale: Bar Sport
Nazione: Italia
Anno: 2011
Genere: Commedia
Durata: 93'
Regia: Massimo Martelli
Sito ufficiale: www.barsportilfilm.it
Cast: Claudio Bisio, Giuseppe Battiston, Angela Finocchiaro, Antonio Cornacchione, Lunetta Savino, Antonio Catania, Bob Messini, Benedetta Taiana
Produzione: Aurora Film, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution


Orari:

Sabato 26 nov
 no
Domenica27 nov
 17,30 - 21,15
Lunedì28 nov
 21,15



Recensione:
[tratta da http://www.sentieridelcinema.it]

Avviso per i naviganti, il film non è e non c'entra nulla con Al bar dello sport, il mitico, famigerato trash movie firmato nel 1983 da Francesco Massaro e interpretato dai vari Lino Banfi, Mara Venier, Sergio Vastano e Jerry Calà. Bar sport è ben altro anche se non abbiamo capito se nel bene o nel male. È la riduzione cinematografica del primo libro, omonimo, di Stefano Benni, con al centro le vicende di varia umanità nei dintorni di un leggendario piccolo bar di paese. Il film del regista Massimo Martelli ha molte velleità: affrancarsi da una commedia di tipo greve, magari scollacciata, comunque superficiale che spesso trova fortuna nel nostro Paese; rievocare il tono nostalgico del romanzo di partenza attraverso l'umorismo sottile e al contempo avvolgere il racconto di una certa malinconia; dar vita a tanti personaggi il più possibile sfaccettati, specchio di un'Italia provinciale e ruspante che forse si è perduta per sempre. Buone intenzioni che per la più parte si fermano al palo. Bar sport ha parecchi punti deboli, a partire proprio dal tipo di umorismo senz'altro ricercato e non greve, ma che fallisce non facendo mai ridere. Le colpe sono equamente divise tra sceneggiatura, piuttosto debole e prevedibile, e regia: mancano i tempi comici, il che è paradossale essendo il cast ricchissimo di comici anche di talento, le gag sono ripetute e tirate troppo per il lungo come quelle, prevedibili, stancanti e poi irritanti dell'insegna che non si accende mai al momento giusto o della “Luisona”, la pasta “avvelenata”, una vera e propria trappola per i clienti sprovveduti del Bar Sport. I personaggi che probabilmente sulla carta hanno ben altro spessore sono ridotti a mere figurine, maschere dai connotati sin troppo riconoscibili, spesso troppo sopra le righe come il personaggio di Bisio, figura collante del film; altri, come il coro della coppia Savino-Finocchiaro è sin troppo schematico e scritto; altri ancora, come Bob Messini, l'insopportabile Vito e Antonio Cornacchione, poco più che caricature. L'impianto narrativo lascia perplessi: la voce fuori campo è sin troppo invadente e richiama certi non memorabili film di Avati, come Gli amici del bar Margherita, singolarmente simile nei toni e nell'intreccio proprio a Bar sport. E le sequenze d'animazione che spesso punteggiano la narrazione, se non sono mal fatte da un punto di vista tecnico, come si può notare nelle rievocazioni del personaggio di Bisio, sono usate nel modo più ovvio, un semplice calco della pagina stampata, come nella sequenza animata del coccodrillino Lacoste che per il troppo caldo decide di darsi una rinfrescata scucendosi da una maglietta o in quella in cui le zanzare modello Frecce Tricolori infestano il bar. Un conto è la pagina scritta e le immagini inserite in essa, altro l'immagine cinematografica. Un film sbagliato, più che mal fatto: confezionato bene, comunque ben al di sopra di molti dei recenti film di Avati che pare il modello imprescindibile, e supportato da una schiera di bravi attori purtroppo sottoutilizzati, Bar sport è un film sbagliato nell'approccio al romanzo di partenza ed è sbagliato nei registri utilizzati: fa poco ridere, fa poco appassionare. Non scatta mai la compartecipazione dello spettatore alle vicende sottilmente malinconiche dei personaggi, perché i personaggi sono troppi e troppo abbozzati. Figure di carta più che uomini autentici con problemi e gioie e dolori autentici. Così, anche momenti potenzialmente interessanti – il personaggio patetico del playboy interpretato dal grande Teo Teocoli, il bizzarro uomo del flipper, la sfida all'ultimo colpo a biliardo – rimangono solo flash curiosi che suscitano al massimo il desiderio di andare a vedere sulla carta come potevano essere trattati o come potevano finire. Troppi personaggi, troppe situazioni, troppi registri che si fondono male: il risultato è una commedia malinconica e nostalgica che non fa immalinconire, non fa ridere, e non fa scattare nemmeno troppa nostalgia. Come raccontava Vasco Rossi in Questa storia qua, il documentario sul cantante che proprio da un luogo come il Bar Sport si è fatto le ossa, la nostalgia ha a che fare con i luoghi del cuore più che con posti veri e propri. E se c'è una cosa che manca a Bar Sport, è proprio il cuore.

Simone Fortunato





16 novembre, 2011

Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento


Trama:
Sotto il pavimento di una grande casa situata in un magico e rigoglioso giardino alla periferia di Tokyo, vive Arrietty, una minuscola ragazza di 14 anni, con i suoi altrettanto minuscoli genitori. La casa è abitata da due vecchiette, che naturalmente ignorano la presenza di questa famiglia in miniatura. Tutto ciò che Arrietty e la sua famiglia possiedono, lo "prendono in prestito": strumenti essenziali come la cucina a gas, l'acqua e il cibo; e ancora tavoli, sedie, utensili, o prelibatezze come le zollette di zucchero. Tutto viene preso in piccolissime quantità, così che le padrone di casa non se ne accorgano. Un giorno Sho, un ragazzo di 12 anni che deve sottoporsi a urgenti cure mediche in città, si trasferisce nella casa delle vecchiette. I genitori di Arrietty le hanno sempre raccomandato di non farsi vedere dagli umani: una volta visti, i piccoli abitanti devono lasciare il luogo in cui sono stati scoperti. L'avventurosa ragazzina, però, non li ascolta, e Sho si accorge della sua presenza. I due ragazzi iniziano a confidarsi l'uno con l'altra e, in breve tempo, nasce un'amicizia...

Scheda:
Titolo originale: Kari-gurashi no Arietti
Nazione: Giappone
Anno: 2010
Genere: Animazione
Durata: 90'
Regia: Hiromasa Yonebayashi
Sito ufficiale: www.karigurashi.jp
Sito italiano: www.luckyred.it/arrietty
Cast (voci): Ryunosuke Kamiki, Mirai Shida, Shinobu Ôtake, Kirin Kiki, Tomokazu Miura, Keiko Takeshita
Produzione: Studio Ghibli, Buena Vista Home Entertainment, Dentsu
Distribuzione: Luky Red

Orari:
Sabato 19 nov
 no
Domenica20 nov
 17,30 - 21,15
Lunedì21 nov
 21,15



Recensione:
[tratta da http://www.sentieridelcinema.it]

Splendida fiaba animata diretta da un discepolo del grande Miyazaki e prodotta dallo stesso Maestro. La mano del regista de La città incantata e Porco rosso c'è e si vede. Nella cura dei dettagli, nell'uso del colore e soprattutto nella delicatezza con cui si affrontano tematiche serie come la malattia, la diversità e il male in un contesto pensato e fatto su misura per ragazzi. La storia di Arrietty infatti ha molti punti in comune con uno dei tanti capolavori del maestro giapponese, Il mio vicino Totoro. Anche in Arrietty si registra in una cornice fiabesca e in uno scenario che toglie il fiato la storia di un'amicizia che costruisce e che aiuta nei momenti di difficoltà. Là si raccontava dell'incontro casuale di due bambine preoccupate della malattia della madre costretta in ospedale a curarsi con quell'incredibile, goffo, buffissimo personaggio che è Totoro che tanto ha influito sui personaggi della Pixar (uno per tutti: il grande Sulley in Monster's & Co). Nel film diretto da Yonebayashi il racconto segue lo stesso schema. Una casa immersa in una natura splendida e una ragazzina vivace e piena di spirito di avventura, Arrietty e il suo incontro casuale col bambino gigante che abita sopra la sua testa. Perché Arrietty, piccola, anzi minuscola, è una delle ultime appartenenti alla specie dei Rubacchiotti, piccole creature alte un pollice e che vivono di (innocui) espedienti. E proprio durante una delle missioni in cerca di cibo, seguendo il padre, Arrietty si imbatte in questo ragazzo gigantesco, solo e malato di cuore. Sarà il principio di una bella storia d'amicizia e di fedeltà imperniata su parole come aiuto per l'altro, gratuità e condivisione. Ma forse è un'altra la parola che domina questo piccolo gioiello come i tanti capolavori di Miyazaki, ed è la parola stupore. Lo stupore e la meraviglia di fronte alla bellezza di tavole animate che sembrano quadri ma anche lo stupore di fronte alla semplicità e all'amore con cui questo grande regista guarda ai suoi personaggi.

Simone Fortunato




08 novembre, 2011

La peggior settimana della mia vita


Trama:
Una serie di malintesi e di eventi sfortunati si susseguono nei sette giorni che precedono il matrimonio tra Fabio e Margherita. A causa di un amico sconsiderato e di un padre sopra le righe, Fabio vivrà la peggiore settimana della sua vita...

Scheda:
Titolo originale: La peggior settimana della mia vita
Nazione: Italia
Anno: 2011
Genere: Commedia
Durata: 92'
Regia: Alessandro Genovesi
Sito ufficiale:  
Cast: Fabio De Luigi, Cristiana Capotondi, Monica Guerritore, Antonio Catania, Alessandro Siani, Chiara Francini, Rosalba Pippa, Andrea Mingardi, Alessandro Genovesi
Produzione:  
Distribuzione: Warner Bros.

Orari:
Sabato  12 nov
 21,15
Domenica13 nov
 17,30 - 21,15
Lunedì14 nov
 21,15
Recensione: 
[tratta da http://www.sentieridelcinema.it]

Cosa deve fare un film brillante se non decisamente comico? Far ridere. Non basta? Allora diciamo che è meglio se riesce a farlo intrattenendo con ritmo il pubblico, senza farlo distrarre un secondo; e se poi lo fa con una certa intelligenza e senza troppe volgarità – come a volte sembra impossibile – allora l’obiettivo è raggiunto. Solo pochissime, ma qui siamo dalle parti del capolavoro “di genere”, colgono tale obiettivo volendo anche comunicare qualcosa di importante. Magari non è quest’ultimo il caso del film La peggior settimana della mia vita. Che punta invece ai tre obiettivi di cui sopra: far ridere, intrattenere il pubblico, con intelligenza. E ce la fa alla grande.
Il debutto alla regia dello sceneggiatore Alessandro Genovesi (già autore dello script di Happy family, da lui portato anche a teatro) è tratto da una serie tv inglese della BBC. E di inglese c’è qualcosa: un ritmo svelto, tempi comici perfetti, tanti attori in palla e sintonizzati tra loro, e alcuni di questi campioni di un umorismo che è un mix tra tradizione italica ed echi “british”. A cominciare da Fabio De Luigi, che da sempre viene considerato il più “inglese” dei nostri comici, e che qui trova la sua interpretazione migliore (dopo quella, già notevole, di Happy Family e il brutto passo falso di Maschi contro femmine). Nella misura di 90 stringatissimi minuti (fin pochi: nel finale si corre un po’ troppo), il film ripercorre – dopo un bell’incipit sui titoli di testa, che ci fa vedere alcuni tra gli scorci più belli del centro di Milano – la settimana che precede il matrimonio tra Paolo e Margherita, che dopo un anno di convivenza si sono decisi al grande passo. Lui è un pubblicitario arruffone e bonario, lei una dolce rampolla di una ricca famiglia borghese con grande casa sul lago di Como. Famiglia, non senza tic malcelati dietro ricchezza ed eleganza – che detesta il futuro sposo: i suoceri lo considerano una nullità, la sorella minore di Margherita lo guarda con disprezzo, la nonna pure, e perfino l’adorato cane Ettore non sembra amarlo. Sarà proprio il cane, insieme a un terrificante goulash, tra le cause scatenanti di una serie di infortuni e gaffe da brivido, che metteranno a repentaglio le nozze. E ci si mettono anche il testimone dello sposo, napoletano e sopra le righe, un’altra donna innamorata pazza di Paolo, e ovviamente Paolo stesso: imbranato, indeciso, pauroso, che più vuol piacere ai suoceri e più fa, sempre, la cosa sbagliata in ogni momento; perfino, anzi soprattutto, quando crede di avere in pugno la situazione. Riusciranno i due colombi a farsi unire in matrimonio dal prete (un po’ troppo nervoso anche lui)?
Un primo, evidente riferimento del film di Genovesi è la trilogia di Ti presento i miei, anche se per fortuna si riescono a evitare le scivolate nel trash dei film con Ben Stiller e Robert De Niro. In realtà, se il modello non pare troppo alto, si pensa più volte anche a una commedia inglese (non a caso) come Quattro matrimoni e un funerale con Hugh Grant (imbranato quanto De Luigi), il punto iniziale ma anche il più alto (dopo ci sono state solo rimasticature meno riuscite) di un filone britannico nato sotto l’egida della mitica casa di produzione Working Title. Qui da noi, dietro al film, c’è invece la Colorado Film che ha prodotto tutti i film di Gabriele Salvatores (e realizza il programma tv Colorado Cafè), che ha allestito un cast sontuoso: accanto a De Luigi, la brava Cristiana Capotondi, l’esilarante Alessandro Siani (che dopo il successo di Benvenuti al Sud accetta, con intelligenza, il ruolo di spalla di lusso) e poi uno stuolo di grandi come lo strepitoso suocero Antonio Catania, la suocera Monica Guerritore, la toscanaccia Chiara Francini, la nonna Gisella Sofio… E, in un finale con un pizzico di romanticismo forse eccessivo, anche una coppia di cantanti che tengono testa anche come recitazione a questi attori come Andrea Mingardi e Arisa.
È chiaro: non ci sono troppi piani di lettura, non si vogliono neanche sfiorare accenti seri sul matrimonio e sulla famiglia (comunque non irrisa): al massimo c’è un pizzico di satira sociale su un gruppo di ricchi sull’orlo di una crisi di nervi; e su un’aspirante sposa che il (fallace) mito della perfezione di un uomo che perfetto non lo sarà mai. Ma chi non ha preclusioni contro una sana boccata d’ossigeno, e anzi cerca una comicità che non faccia vergognare di ridere di gusto, ha trovato il suo film.

Antonio Autieri

25 ottobre, 2011

Le avventure di Tintin: il segreto dell'unicorno


Trama:
Il film racconta la storia del giovane e curioso reporter Tintin (Jamie Bell) e del suo fedele cane Milou che scoprono il modellino di una nave che nasconde un segreto esplosivo. Coinvolto in un mistero vecchio di secoli, Tintin si ritrova al centro dell'interesse di Ivan Ivanovitch Sakharine (Daniel Craig), un diabolico cattivo convinto che abbia rubato un tesoro inestimabile legato a un perfido pirata, Red Rackham. Ma con l'aiuto del suo cane Milou, dell'arguto e irascibile Capitan Haddock (Andy Serkis) e dei detectives pasticcioni Thompson & Thomson (Simon Pegg e Nick Frost), Tintin si ritroverà a viaggiare in mezzo mondo, a dover superare in astuzia e in velocità i suoi nemici in un inseguimento mozzafiato alla ricerca dell'Unicorno, una nave naufragata che forse nasconde la chiave di una immensa fortuna... e un'antica maledizione. Dal fondo degli oceani ai deserti del Nord Africa, Tintin e i suoi amici vengono trascinati in un crescendo turbinoso di emozioni e pericoli, dimostrando che quando metti in gioco tutto non ci sono limiti a quello che puoi fare.


Scheda:

Titolo originale: The Adventures of Tintin: The Secret of the Unicorn
Nazione: U.S.A., Nuova Zelanda, Belgio
Anno: 2011
Genere: Animazione, Avventura
Durata: 107'
Regia: Steven Spielberg
Sito ufficiale:
Cast: Daniel Craig, Simon Pegg, Cary Elwes, Jamie Bell, Andy Serkis, Nick Frost, Tony Curran, Toby Jones, Mackenzie Crook, Sebastian Roché
Produzione: Amblin Entertainment, The Kennedy/Marshall Company, WingNut Films
Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia
Data di uscita: 28 Ottobre 2011 (cinema)


Orari:

Giorno

Ora

Sabato29 ottobre21.15
Domenica30 ottobre17.30 – 21.15
Lunedì31 ottobre17.30 – 21.15
Sabato05 novembreno
Domenica06 novembre18.30 – 21.15
Lunedì07 novembre21.15




18 ottobre, 2011

L'alba del pianeta delle scimmie


Trama:
Will Rodman (James Franco) è uno scienziato che lavora in una grande società farmaceutica, la Gen-Sys, dove svolge ricerche sulla genetica per sviluppare un virus benigno in grado di ricostituire il tessuto cerebrale danneggiato. L'uomo vuole individuare una cura per l'Alzheimer, malattia da cui è affetto il padre Charles (John Lithgow). Poco prima che la Gen-Sys dia inizio alla sperimentazione umana di un nuovo farmaco promettente e potenzialmente molto redditizio, l'ALZ-112, le scimmie sulle quali Will sta effettuando i test mostrano all'improvviso un comportamento insolitamente aggressivo. Viene così decretato l'esito negativo della ricerca e Will deve interrompere il programma.
Nella confusione che segue l'improvvisa interruzione dello studio, Will si trova a dover accudire un neonato di scimpanzé, un maschio, figlio orfano del primate più promettente della sperimentazione. Il giovane scimpanzé, destinato alla grandezza, si chiama Caesar.
Will alleva in segreto il giovane Caesar, come se fosse suo, a casa, mentre si occupa del padre malato. Essendo stato esposto all'ALZ-112 quando si trovava nell'utero materno, il giovane Caesar dimostra un'intelligenza e alcuni comportamenti insoliti per una scimmia di qualunque età. Ispirato dall'osservazione delle doti inaspettate di Caesar, Will si procura in modo clandestino alcuni campioni di ALZ-112 dalla Gen-Sys e, a dispetto del buon senso, porta avanti a casa la sua ricerca, usando il padre e Caesar come soggetti di sperimentazione. Nel tempo, con l'aiuto del farmaco, lo scimpanzé dà prova di un'intelligenza e di doti cognitive incredibili. Nel frattempo, i sintomi dell'Alzheimer che ha colpito Charles segnano una miracolosa remissione. I risultati dei test che Will ha condotto in segreto, trasgredendo al protocollo della sperimentazione in laboratorio, sembrano andare al di là delle sue speranze. Ma, come il giovane scienziato capisce rapidamente, i traguardi raggiunti sono destinati a far precipitare lui e l'intera razza umana verso il disastro…

Scheda:

Titolo originale: Rise of the Planet of the Apes
Nazione: U.S.A.
Anno: 2011
Genere: Azione, Drammatico, Thriller
Durata: 105'
Regia: Rupert Wyatt
Sito ufficiale: www.apeswillrise.com
Sito italiano: www.lalbadelpianetadellescimmie.it
Cast: James Franco, Tom Felton, Freida Pinto, Andy Serkis, Brian Cox, John Lithgow, Tyler Labine, David Hewlett, David Oyelowo
Produzione: Chernin Entertainment, Twentieth Century Fox Film Corporation
Distribuzione: 20th Century Fox

Orari:
Sabato  22 ott
 21,15
Domenica 23 ott
 17,30 - 21,15
Lunedì 24 ott
 21,15

Recensione:
[tratta da http://www.sentieridelcinema.it]

Prequel di un film del 1968, ancora conosciuto e amatissimo (chi non si ricorda gli astronauti presi prigionieri dalla scimmie senzienti?), questa pellicola torna indietro nel tempo e mette le basi (la conclusione aperta lascia prevedere seguiti) per ricostruire la saga dall’inizio.
La storia segue da un lato la progressiva “presa di coscienza” (se così si può chiamare) del futuro leader delle scimmie, Cesare, scimpanzé dal nome di condottiero shakespeariano che ben potrebbe chiamarsi Spartaco (o anche Mosè, gli archetipi si sprecano). Salvato dalla morte per un atto di pietà umana, cresce in una famiglia umana ma, messo in “prigione”, scopre la fratellanza con i suoi simili, che vivono in schiavitù e decidere di ergersi a loro liberatore.
Dall’altro lato c’è Will, ricercatore di belle speranze che, spinto da motivi personali (il padre malato), è pronto a forzare il protocollo scientifico per mettere a punto una cura rivoluzionaria. Potrà suonare come un cliché hollywoodiano ma, il personaggio infonde alla storia una profondità affettiva che la solleva del semplice apologo morale.
Il film, a un certo punto, forse per un eccesso di carne al fuoco, tra scimmie in fuga e virus letali in circolazione, perde un po’ la traiettoria, ma offre molti elementi di riflessione.
Il percorso di evoluzione accelerato della scimmia Cesare, infatti, che culmina con l’acquisizione del linguaggio più che con la camminata eretta, passa attraverso le domande distintive della coscienza umana: “Chi sono? Per che cosa sono fatto?”. Fattori di crisi estranei alla mente animale, ma da cui discendono naturalmente la spinta verso la solidarietà con i simili, e la coscienza della propria irriducibilità a mezzo per i fini altrui.
Tradito e abbandonato dal suo “padrone”, Cesare trova la sua identità nell’appartenenza alla sua specie, ma conserva, almeno in questa pellicola, il rispetto per la vita umana. D'altra parte è rivelatorio il fatto che il primo strumento afferrato dalla scimmia eretta sia uno strumento di morte: come a dire che evoluzione intellettiva e acquisizione di un senso morale vanno di pari passo (Kubrick docet).
Le straordinarie capacità di Cesare, la sua intelligenza, ma anche la sua “pietà” nei confronti delle altre scimmie sofferenti, non sono solo il prodotto di un incidente genetico, ma anche degli anni spesi accanto al “padrone” Will e a suo padre, dell’affetto e degli insegnamenti che ha ricevuto.
E nonostante gli straordinari effetti di computer grafica rendano palpabili le emozioni e l’intelligenza dei primati in evoluzione, è inevitabile per lo spettatore sentirli per lo meno distanti, anche perché lo sguardo di quei musi animali con occhi umani appare sempre sottilmente inquietante e potenzialmente ostile. 
Se la vicenda di Cesare è la scoperta delle proprie “potenzialità infinite”, al contrario quella della sua controparte umana ha come esito la scoperta del proprio limite, la sofferta accettazione di non poter giocare a fare Dio, di non poter liberare per sempre l’umanità, o anche solo un uomo, da sofferenza e malattia.
La storia, nella migliore tradizione della fantascienza, e mantenendosi nelle regole del blockbuster, mette in gioco dilemmi attualissimi per lo sviluppo della scienza: non soltanto i limiti dello sfruttamento di altri esseri viventi, ma anche l’influenza delle valutazioni economiche che spesso intorbida processi che si vorrebbero scientificamente asettici ed eticamente neutri.

Laura Cotta Ramosino



10 ottobre, 2011

Cose dell'altro mondo


Trama:
Mettiamo una bella, civile e laboriosa città del Nord Est. Mettiamo che questa città abbia una percentuale alta di lavoratori immigrati, tutti in regola e ben inseriti. E mettiamo, per esempio, che un buontempone d'industriale si diverta a mettere quotidianamente in scena un teatrino razzista: iperbole, giochi di parole, battute sarcastiche, tutte, ma proprio tutte, così politicamente scorrette da risultare esilaranti. Mettiamo che un giorno il teatrino si faccia realtà, che gli immigrati, invitati a sloggiare, tolgano il disturbo. Per sempre... "Cose dell'altro mondo" esplora questo paradosso, con lo stesso linguaggio politicamente scorretto del suo protagonista: ironia in luogo della drammaticità, imbarazzo al posto dell'ideologia, tenerezza dove si vorrebbe conforto sociologico.

Scheda:
Titolo originale: Cose dell'altro mondo
Nazione: Italia
Anno: 2011
Genere: Commedia
Durata: 90'
Regia: Francesco Patierno
Sito ufficiale: cosedellaltromondo.libero.it
Cast: Diego Abatantuono, Valentina Lodovini, Valerio Mastandrea, Sandra Collodel, Maurizio Donadoni, Grazia Schiavo, Fabio Ferri, Fulvio Molena, Sergio Bustric, Laura Efrikian
Produzione: Rodeo Drive, Medusa Film, Sky Cinema
Distribuzione: Medusa


Orari:

Sabato  15 ott
 21,15
Domenica 16 ott
 17,30 - 21,15
Lunedì 17 ott
 21,15




Recensione:

04 ottobre, 2011

Kung Fu Panda 2

Trama:

In "Kung Fu Panda 2", Po sta vivendo il suo sogno come Guerriero Dragone, proteggendo la Valle della Pace insieme ai suoi amici seguaci, maestri di Kung Fu, I Cinque Cicloni: Tigre, Scimmia, Mantide, Vipera e Gru. Ritornano nel cast anche Shifu, guru del Kung Fu e mentore di Po; e il Signor Ping, il padre di Po e proprietario del più popolare ristorante noodle del villaggio.
La nuova mitica vita di Po, è però offuscata dall'arrivo di un nuovo formidabile cattivo, Lord Shen che cercherà di usare un'arma segreta ed inarrestabile per conquistare la Cina e distruggere definitivamente il Kung Fu. Po dovrà scoprire i segreti delle sue misteriose origini e solo a quel punto sarà capace di sbloccare la forza che gli serve per raggiungere la vittoria.

[tratta da www.filmup.com]


Scheda:

Titolo originale: Kung Fu Panda: The Kaboom of Doom
Nazione: U.S.A.
Anno: 2011
Genere: Animazione
Durata: 91'
Regia: Jennifer Yuh
Sito ufficiale: www.kungfupanda.com
Sito italiano: www.kungfupanda2.it
Social network: facebook
Cast (voci): Angelina Jolie, Seth Rogen, Gary Oldman, Jackie Chan, Jack Black, Jean-Claude Van Damme, Dustin Hoffman, David Cross, Lucy Liu, Michelle Yeoh, Victor Garber, James Hong
Produzione: DreamWorks Animation
Distribuzione: Universal Pictures Italia

Orari:
Sabato  08 ott
 21,15
Domenica 09 ott
 17,30 - 21,15
Lunedì 10 ott
 21,15


Recensione:
[tratta da http://www.sentieridelcinema.it]

Per Po, ormai Guerriero Dragone, il kung fu sembra non avere più segreti, se non fosse per quella “pace interiore” di cui parla il Maestro Shifu. Ma, insieme ai fidati Cinque Cicloni (Tigre, Vipera, Scimmia, Gru e Mantide), può facilmente sconfiggere chi mette in pericolo la Valle della Pace. Finché non spunta un temibile pavone dalle piume bianche con un’arma segreta e apparentemente invincibile, che vuole usare per conquistare l’intera Cina… Per Po e i suoi amici, sembra davvero impossibile non soccombere. Anche perché Shen – questo il nome del pavone – è legato a Po da un mistero che riguarda le origini del Panda famelico e bonaccione, cui appaiono strane e terrificanti visioni che lo rendono vulnerabile… 
Se nel primo film il tema era il talento nascosto in un personaggio insospettabile e il rapporto originale col maestro (il talento naturale del Panda era da sgrezzare parecchio, ma anche il maestro doveva vincere i suoi pregiudizi), stavolta si parla di adozione, abbandono, identità, paternità. Quel che era accettato senza discussioni – il Panda figlio di un’oca… – stavolta apre al mistero doloroso che sta all’inizio della vita di Po: Ping non è il suo padre naturale, i suoi genitori potrebbero averlo abbandonato… Da qui la domanda: chi sono veramente? E non è tutto, perché in questo episodio trova spazio anche un bel rapporto d’amicizia (che bello l’abbraccio tra l’apparentemente insensibile Tigre e Po) e anche il richiamo alla responsabilità, quando due maestri in disarmo vengono scossi dal torpore e dalla paura. Ma niente supera la commozione del ritorno a casa e della presa di coscienza di Po di fronte a chi temeva di averlo perso…
Ovviamente, come sempre nei film di Dreamworks Animation, azione e divertimento hanno la precedenza sullo spessore dell’approfondimento, ma anche nel sequel Kung fu Panda si rivela la saga (è certo il numero 3, come si intuisce dalla scena finale a sorpresa; ma si dovrebbe arrivare a cinque capitoli complessivi) finora più interessante della casa di produzione diretta da Jeffrey Katzenberg. E se l’azione, davvero vorticosa, a volte può risultare un po’ eccessiva (soprattutto per gli spettatori più piccoli), stavolta le gag sono ancora più abbondanti e irresistibili: e strappano le risate davvero a tutti, come nei grandi film di animazione di una volta (senza inutili sottotesti allusivi). Come anche gli spunti importanti del film, che passano con semplicità anche ai bambini. Insomma, come si diceva una volta: un film che piace a grandi e piccini. Mentre Po (doppiato ancora una volta in originale dall’esplosivo Jack Black, in italiano dal più morbido ma comunque funzionale Fabio Volo) si rivela un carattere comico davvero ben definito, che arricchisce la galleria di personaggi dell’animazione contemporanea che si sono conquistati una giusta fama.
E quindi, nonostante un 3D ancora una volta poco funzionale a un film di animazione – nonostante azioni coreografiche che dovrebbero esaltare tale tecnologia – il film diretto da Jennifer Yuh vince le diffidenze che sono solite accompagnare i sequel. Anzi, la scena finale, come si diceva, fa addirittura voglia di vedere in fretta il terzo episodio.

Antonio Autieri:





27 settembre, 2011

Terraferma


Trama:
Due donne, un’isolana e una straniera: l’una sconvolge la vita dell’altra. Eppure hanno uno stesso sogno, un futuro diverso per i loro figli, la loro terraferma. Terraferma è l’approdo a cui mira chi naviga, ma è anche un’isola saldamente ancorata a tradizioni ferme nel tempo. È con l’immobilità di questo tempo che la famiglia Pucillo deve confrontarsi. Ernesto ha 70 anni, vorrebbe fermare il tempo e non vorrebbe rottamare il suo peschereccio. Suo nipote Filippo ne ha 20, ha perso suo padre in mare ed è sospeso tra il tempo di suo nonno Ernesto e il tempo di suo zio Nino, che ha smesso di pescare pesci per catturare turisti. Sua madre Giulietta, giovane vedova, sente che il tempo immutabile di quest’isola li ha resi tutti stranieri e che non potrà mai esserci un futuro né per lei, né per suo figlio Filippo. Per vivere bisogna trovare il coraggio di andare. Un giorno il mare sospinge nelle loro vite altri viaggiatori, tra cui Sara e suo figlio. Ernesto li accoglie: è l’antica legge del mare. Ma la nuova legge dell’uomo non lo permette e la vita della famiglia Pucillo è destinata a essere sconvolta e a dover scegliere una nuova rotta.

Scheda:
Titolo originale: Terraferma
Nazione: Italia, Francia
Anno: 2011
Genere: Drammatico
Durata: 88'
Regia: Emanuele Crialese
Sito ufficiale: www.terrafermailfilm.it
Social network: facebook
Cast: Donatella Finocchiaro, Beppe Fiorello, Martina Codecasa, Claudio Santamaria, Filippo Pucillo, Mimmo Cuticchio, Tiziana Lodato, Titti, Robel Tsagay
Produzione: Cattleya, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution

Orari:
Sabato  01 ott
 21,15
Domenica 02 ott
 17,30 - 21,15
Lunedì 03 ott
 21,15

Recensione:
tratta da http://www.sentieridelcinema.it

Vincitore del Gran Premio della Giuria alla Mostra del Cinema di Venezia 2011, il quarto film di Emanuele Crialese ha tutti i crismi del film impegnato e d'autore. Una tematica forte (l'immigrazione); un luogo noto, ormai inflazionato sui media (Lampedusa, anche se il film è girato a Linosa); un parterre di bravi attori (Finocchiaro e compagnia: lei è bellissima e bravissima). E ancora: una coerenza stilistica e tematica molto forte: il mare, i migranti, la solidarietà del popolo, il discorso sulle radici e sull'identità percorrevano almeno due film precedenti del regista di origine siciliana, Respiro e, il più riuscito di tutti, Nuovomondo. E, non ultimo: uno stile cinematografico assai ricercato e molto curato nella confezione. Grandi scenari splendidamente fotografati, un realismo linguistico che richiama i tanti big del nostro passato, da Rossellini a Visconti, fa il paio con la ricercatezza di alcune sequenze: la sequenza del mappamondo, ma anche quella della protesta dei pescatori davanti alla caserma della Guardia di Finanza, o quella del barcone stipato di turisti in festa che richiama alla mente Lamerica di Amelio suscitando però sentimenti opposti. Eppure, a differenza proprio di Nuovomondo, il film fatica sul piano delle emozioni e del coinvolgimento dello spettatore. Non mancano alcune sequenze suggestive: il rapporto tra le due donne, la venuta alla luce della bimba e gli attori protagonisti, specie la Finocchiaro e il giovane Pucillo, già nel cast di Respiro e Nuovomondo, convincono e partecipano con intensità alla vicenda. Il film però non manca di difetti: alcuni personaggi sono abbozzati o schematici come il finanziere interpretato da Claudio Santamaria o l'animatore turistico impersonato da Fiorello. Sul piano narrativo, se la storia della donna etiope rifugiata assume un ruolo centrale anche a livello emotivo, così non si può dire per quanto riguarda la vicenda periferica dei tre giovani turisti e della possibile storia d'amore tra Pucillo e Martina Codecasa (già vista in Sul mare di D’Alatri), la meno convincente del cast. E anche sul piano del contenuto, pur senza inciampare in gravi tranelli ideologici, Crialese quando deve enunciare il suo “messaggio”, lo fa nel modo più piatto e prevedibile possibile come nell'occasione della riunione dei pescatori con gli anziani in testa a difendere la legge del mare o attraverso la figura del peschereccio sigillato dalla Finanza e comunque destinato a essere demolito, oggetto reale ma anche metaforico, segno di tempi ormai perduti in cui il regista pare non riconoscersi più e non riconoscere più il proprio popolo, come accadeva, con ben altri risultati, sul finale di Nuovomondo. L'impressione, cioè, è che Crialese sia un regista di valore, con occhio e senso dell'immagine, merce rara tra i registi italiani e non, ma che non sia riuscito a rendere vita vera, storia palpitante una vicenda semplice che forse non aveva bisogno di orpelli e decorazioni per emozionare. Vezzi autoriali che rischiano di mettere in secondo piano la storia di dolore e di accoglienza al centro del film e che allontanano lo stile di questo regista talentuoso dalla lezione dei maestri del Neorealismo, con cui pure cerca di misurarsi. Maestri per cui era necessario far parlare gli oggetti, i volti e le cose, più che ricamarci sopra.

Simone Fortunato




20 settembre, 2011

I Puffi


Trama:
Lo stregone cattivo Gargamella insegue i Puffi fuori del villaggio in cui abitano e loro, attraverso un portale magico, cadono nel nostro mondo, nel bel mezzo di Central Park, a New York. Alti solo tre mele o poco più, si ritrovano proprio nella Grande Mela e devono sbrigarsi a tornare a casa prima che Gargamella li rintracci.

Scheda:

Titolo originale: The Smurfs
Nazione: U.S.A., Belgio
Anno: 2011
Genere: Animazione, Fantastico
Durata: 103'
Regia: Raja Gosnell
Sito ufficiale: www.smurfhappens.com
Sito italiano: blog.libero.it/IPuffi/
Social network: facebook
Cast: Hank Azaria
Cast (voci): Neil Patrick Harris, Jayma Mays, Sofía Vergara, Katy Perry, Anton Yelchin, Jonathan Winters, Alan Cumming, George Lopez, Kevin James
Produzione: Columbia Pictures, Kerner Entertainment Company, Sony Pictures Animation
Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia

Orario:
Sabato  24 set
 21,15
Domenica 25 set
 17,30 - 21,15
Lunedì 26 set
 21,15

13 settembre, 2011

Cars 2


Trama:
La popolare macchina da corsa Saetta McQueen e il suo incomparabile carro attrezzi Cricchetto devono attraversare l’oceano per partecipare nel primissimo Grand Prix Mondiale, che decreterà chi è la macchina più veloce del pianeta. Ma la strada verso la gara si rivelerà disseminata di buche, deviazioni e divertentissime sorprese quando Cricchetto si ritroverà coinvolto in prima persona in un’intrigante avventura: spionaggio internazionale. Combattuto tra l’assistere Saetta McQueen in una gara importante o l’eseguire gli ordini in una missione di spionaggio top secret, il viaggio ricco di azione di Cricchetto lo condurrà a un inseguimento esplosivo tra le strade del Giappone e dell’Europa, seguito dai suoi amici e osservato dal mondo intero. Al divertimento a tutta velocità si aggiunge un coloratissimo cast di nuove auto tra cui agenti segreti, loschi furfanti e concorrenti di gara da tutto il mondo.

Scheda:

Titolo originale: Cars 2
Nazione: U.S.A.
Anno: 2011
Genere: Animazione, Commedia, Avventura
Durata: 120'
Regia: Brad Lewis, John Lasseter
Sito ufficiale: www.disney.go.com/cars/cars2/...
Sito italiano: www.disney.it/cars/...
Cast (voci): Owen Wilson, Larry The Cable Guy, Michael Caine, Joe Mantegna, Cheech Marin, Franco Nero, John Ratzenberger, Thomas Kretschmann, Jeff Gordon, John Turturro, Jason Isaacs, Emily Mortimer
Produzione: Walt Disney Pictures, Pixar Animation Studios
Distribuzione: Walt Disney Pictures


Orari:

Sabato  17 set
 21,15
Domenica 18 set
 17,30 - 21,15
Lunedì 19 set
 21,15




Recensione:
tratta da http://www.sentieridelcinema.it


È fin troppo facile accodarsi alla schiera di quanti aspettavano al varco la Pixar e il primo film che non sarebbe stato all’altezza dei precedenti. Siamo abituati a stupirci per ogni nuova uscita di John Lasseter e soci, a rimanere a bocca aperta di fronte a chi è così abile e creativo da rendere una storia per bambini un veicolo di comunicazione di concetti semplici e profondi: l’amicizia, la collaborazione, la serietà sul lavoro, il rapporto padre-figlio, l’amore tra coniugi. Ma al tempo stesso rendendoli poetici e caricandoli di uno spirito di avventura che sarebbe piaciuto anche a Chesterton, che non a caso diceva “la vita quotidiana è la più romantica delle avventure, e solo l’avventuriero lo scopre”. Ecco, questa volta, John Lasseter ha semplicemente (ma con quale maestria!) realizzato un film d’avventura. Per chi non lo ricordasse, Cars è la storia di una tronfia auto da corsa, Saetta McQueen, che, perdutasi da nei pressi di una strada secondaria nel cuore degli Stati Uniti, approda nel paese di Radiator Springs, dove imparerà a proprie spese cosa sono il duro lavoro, il rispetto delle regole, ma anche la vera amicizia e una migliore strategia per affrontare le corse, diventando un vero campione. In questo secondo episodio Saetta partecipa a una serie di gare promosse da un milionario inglese che ha scoperto un combustibile più pulito, e per propagandarlo promuove questa serie di competizioni cui partecipano le più veloci auto del mondo. Saetta si porta dietro tutto il suo team, compreso Carl Attrezzi detto “Cricchetto”, anche se teme che la sua esagerata spontaneità e il suo fare un po’ rustico possano nuocere alla sua immagine. Cosa che puntualmente si verifica, ma con un risvolto inaspettato: Carl entra in contatto con una coppia di agenti segreti che cercano di sventare un misterioso complotto e che si convincono che anche lui sia una spia. Il film qui si biforca: da una parte le corse che portano i team in Giappone, Francia, Italia e Gran Bretagna, dall’altra il gioco di spie per scoprire chi sta dietro il piano criminale che vuole sovvertire l’ordine mondiale. Nonostante i nuovi personaggi inseriti (tra cui una potente e sbruffona formula 1 italiana, Francesco Bernoulli), dei due protagonisti quello che si ricava maggior spazio e le vicende più difficili e pericolose è ovviamente Cricchetto, che dopo alcuni dubbi iniziali prende gusto a questa nuova (anche se pericolosa) attività, fino a essere risolutivo per sgominare la banda dei cattivi. Un po’ meno “profondo” dei precedenti film, dunque, ma sempre carico di un impressionante bagaglio tecnico, capace di ricreare con fantasia e creatività i luoghi più pittoreschi dei paesi visitati (anche le scogliere liguri sembrano tante griglie di radiatori d’auto), il film non mancherà di conquistare i piccoli fan di Saetta e della sua banda di amici, ma anche di appassionare, con i perfetti meccanismi alla 007, i seguaci dei film di spionaggio.

Beppe Musicco

09 settembre, 2011

Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2


Trama:
“Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2” è l’ultima avventura della serie di Harry Potter.
Nell’epico finale, la battaglia tra le forze del bene e quelle del male nel mondo della magia è ora a tutto campo. La posta in gioco è altissima e nessuno può considerarsi al sicuro. Harry Potter potrebbe essere chiamato a compiere l’estremo sacrificio quando si avvicina sempre di più la resa dei conti con Lord Voldemort.
Tutto finisce qui.


Scheda:
Titolo originale: Harry Potter and the Deathly Hallows: Part II
Nazione: U.S.A., Regno Unito
Anno: 2011
Genere: Avventura, Fantastico
Durata: 130'
Regia: David Yates
Sito ufficiale: harrypotter.warnerbros.com
Sito italiano: www.donidellamorte.it
Cast: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Helena Bonham Carter, Gary Oldman, Alan Rickman, Tom Felton, Bonnie Wright, Ralph Fiennes, Rupert Grint, Bill Nighy, Michael Gambon, Jamie Campbell Bower, Jason Isaacs, Maggie Smith, John Hurt, Robbie Coltrane, Evanna Lynch, Jim Broadbent
Produzione: Heyday Films, Warner Bros. Pictures
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Data di uscita: 13 Luglio 2011 (cinema)


Orari:


Sabato10 set
21,15
Domenica11 set
17,30 - 21,15
Lunedì12 set
21,15



Recensione:

È stato un viaggio lungo, tortuoso e ricco di colpi di scena (anche se anticipati dai libri), quello che ha avuto inizio un decennio fa e che finalmente arriva al suo compimento con Harry Potter e i doni della morte: Parte II.
Il ragazzino del 2001 ora è un giovane fatto e finito, pronto per trovarsi faccia a faccia con “Colui che non deve essere nominato”, in uno scontro epico tra il bene e il male. Una resa dei conti tesa e mozzafiato, che ben si giunta alla prima parte de I doni della morte e che sottolinea l’isolamento di Harry, Ron e Hermione, superando però le divisioni dei tre del film precedente: un ritrovarsi dato dall’urgenza, dalle necessità, dalla ritrovata amicizia ma anche dal finalmente dichiarato affetto tra Ron e Hermione.
La seconda parte comincia esattamente da dove la pellicola precedente si interrompeva, al trionfo di Voldemort che si è impossessato della potentissima bacchetta di sambuco, già appartenuta ad Albus Silente. L’atmosfera è resa ancor più opprimente dalla visione degli studenti di Hogwarts, silenziosi, irreggimentati e guardati a vista dai dissennatori che si librano sopra il cortile della scuola. Resta pochissimo tempo ai tre amici per recuperare e distruggere i rimanenti Horcrux, nei quali Voldemort ha nascosto parte del suo essere. Girato in un 3D abbastanza “leggero”, il film di David Yates sembra approfittarne soprattutto nella lunga discesa dei protagonisti nei sotterranei della Banca Gringott, una scena che sembra trasportata di peso da un film di Indiana Jones, e che si conclude nientemeno che in groppa a un drago sputa fuoco. Al di là delle scene sensazionali, dei grandi effetti speciali, dell’uso del digitale come peraltro dei trucchi e delle protesi, l’ultimo episodio della saga probabilmente verrà ricordato per le rivelazioni (sempre per chi non ha letto i libri) sul passato del professor Severus Piton, interpretato da quel grande attore inglese che è Alan Rickman (capace di passare con scioltezza da da Jane Austen a Die Hard a Harry Potter mantenendo una grande dignità e presenza scenica: speriamo di vederlo presto in altre prove).
L’altra cosa che sicuramente va notata è lo spazio che regista e sceneggiatori riescono a dedicare a personaggi solo all’apparenza secondari. Uno tra tutti Neville Paciock, vero deus ex machina nella lotta contro Voldemort. Paciock, come molti altri personaggi, è una di quelle figure essenziali, che nel libro “ancorano” i protagonisti a una realtà a noi conosciuta: la scuola, gli affetti familiari, il vivere con una nonna anziana, e per questo contribuiscono a umanizzare la vicenda e rendere più vivace anche l’interagire dei tre protagonisti.
Purtroppo questo aspetto di vita “comune” forzatamente nel film si perde, dando molto più spazio a momenti eclatanti e guerreschi (che in quest’ultimo episodio molto debbono anche alle visioni tolkeniane de Il Signore degli Anelli). Con una conclusione spostata in avanti nel tempo, che lascia intravedere un futuro pacifico e familiare per tutti i protagonisti, la lunga saga del maghetto di Hogwarts si congeda, di certo lasciando una pietra di paragone per tutti quelli che d’ora in poi, vorranno cimentarsi con il genere fantasy e d’avventura per ragazzi.

Beppe Musicco